La colpa è sempre degli altri

L’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, ha fatto fatica ad accettare la netta sconfitta subita dalla sua squadra contro l’Atalanta, costata l’eliminazione dalla Coppa Italia. Dopo aver subito il secondo goal ha inscenato una clamorosa protesta, facendone risalire la colpa ad una inesistente svista arbitrale, oltretutto relativa ad un episodio avvenuto precedentemente dall’altra parte del campo: si è tolto il giaccone, lo ha sbattuto per terra e alla fine si è meritato una inevitabile e giusta espulsione. Per fortuna nell’intervista del dopopartita ha fatto ammenda, recuperando un atteggiamento amaramente e formalmente professionale, ammettendo la sconfitta e lasciando perdere timori e preoccupazioni: prima o poi doveva capitare, non si può sempre vincere, meglio così perché siamo costretti a rifare criticamente il punto della situazione.

Cambiamo campo e trasferiamoci in quello economico. Nel quarto trimestre 2018 l’economia ha registrato un calo dello 0,2%. È il peggior risultato degli ultimi cinque anni, cioè dal quarto trimestre 2013, e il secondo trimestre consecutivo di contrazione del Pil dopo il -0,1% del periodo luglio-settembre. Lo ha comunicato l’Istat in base ai dati provvisori. Il Paese entra quindi così in recessione tecnica. In base ai dati trimestrali grezzi, nel 2018 il Pil registra una crescita dell’1%, in netta frenata rispetto all’1,6% del 2017. Corretto per gli effetti di calendario il Pil segna +0,8%. Anche se il dato pienamente confrontabile sarà quello che l’Istituto di statistica renderà noto il primo marzo, l’andamento è negativo e preoccupante.

In conferenza alla Camera, il vicepremier Di Maio ha detto: “I dati Istat testimoniano una cosa fondamentale. Chi era al governo prima di noi ci ha mentito. Non ci ha mai portato fuori dalla crisi. Nonostante la congiuntura difficile, non credo ci sia bisogno di correggere le stime.  Poi si è ulteriormente lasciato andare: “In questo Paese, priorità non è l’immigrazione: milioni di persone aspettano reddito di cittadinanza e quota 100. I dati sull’asta titoli Btp e sul lavoro sono incoraggianti e testimoniano che le balle dette sul decreto dignità erano balle. I cantieri sono aperti, ma bisogna velocizzare il lavoro smantellando parte del codice appalti”.

La reazione del leader (?) grillino è analoga a quella irrazionale e sconclusionata di Allegri di fronte al goal dell’atalantino Zapata. Peccato che la politica non preveda un arbitro col potere di espulsione. Il ragionamento dimaiano è molto semplice: tutta colpa di chi c’era prima che raccontava balle (i dati Istat avevano segno positivo, ma erano balle); noi stiamo giocando bene e vinceremo.

Il mondo economico e quello sindacale hanno reagito con preoccupazione ai dati dell’Istat sul Pil. Il presidente del Consiglio ha invece lanciato messaggi di altro genere. “È un fattore transitorio, anche agli analisti più sprovveduti non sfuggirà che c’è una guerra di dazi Usa-Cina che ci troverà tutti perdenti, guerra che si sta componendo e che incide soprattutto sull’export”, così ha commentato il premier Conte. “È una contrazione che era nell’aria, pronosticata dagli analisti e legata a fattori esterni alla nostra economia. Non c’è ragione di perdere fiducia, c’è molto entusiasmo per il 2019; non temo che la Ue chieda Manovra bis”, così ha aggiunto.

La posizione di Giuseppe Conte ricalca nei toni quella moderata e sbiadita del secondo Allegri davanti ai microfoni. La principale responsabilità viene da fattori esterni, in primis dalla guerra dei dazi. Ma non è il suo amicone Donald Trump ad averla dichiarata? Cerchi di parlargli fuori dai denti e lo convinca a desistere. Il calo del Pil era nell’aria? Allora bisogna cambiare aria, il che equivarrebbe a cambiare politica. Il clima di entusiasmo persiste e non c’è motivo di allarmarsi. Come mai tutti invece, dal Fmi alla Ue, ci guardano con preoccupazione e con parecchi dubbi sul presente e sul futuro. L’Italia andrebbe benissimo se navigasse come la Juventus, che può comunque consolarsi (sic!) perseguendo gli obiettivi prestigiosi del campionato e della coppa campioni. L’Italia può consolarsi solo con le labili speranze che Trump la smetta di fare il buffone, che l’Europa ci sopporti e che i fattori esterni ci lascino in pace. Alla più brutta faremo un Istat grillino che ci manderà via internet messaggi di incoraggiamento.