Vestivamo alla democratica

Il sindaco di Danzica è morto accoltellato mentre partecipava a una manifestazione di beneficienza. Era esponente di punta dell’opposizione al governo polacco sovranista e conservatore di Jaroslaw Kaczynski. L’aggressore è stato arrestato: sarebbe un soggetto psichicamente disturbato, uscito recentemente dal carcere dove aveva scontato una pena per reati comuni. Si sospetta comunque un delitto politico.

Pawel Adamovicz era una figura di riferimento dell’opposizione liberale, capofila dei sindaci progressisti, politico tollerante, difensore dei diritti delle minoranze, favorevole all’accoglienza degli immigrati nella sua città. In poche parole rappresentava l’altra faccia della Polonia, quella filoeuropea, aperta e dialogante, erede delle conquiste liberali risalenti a Solidarnosc.

Danzica, la città dei cantieri navali, dei grandi scioperi e delle battaglie per la libertà ai tempi del regime comunista, gli ha reso omaggio con una fiaccolata assai significativa del clima di contrapposizione culturale e politica esistente in Polonia. In Italia, come nel resto d’Europa, poche righe per fotografare l’inquietante vicenda. Un tempo saremmo scesi in piazza in difesa della libertà, oggi scendiamo in piazza solo per difendere la tav.

In Europa si sta giocando grosso, si scontrano due visioni socio-culturali prima che politiche. Probabilmente questo scontro caratterizzerà le prossime elezioni. Ho evocato le manifestazioni transnazionali di un tempo per sottolineare come l’Unione Europea la si difenda e la si rilanci in una logica che va oltre i confini nazionali: in questo periodo la geopolitica viene prima della sociopolitica. È molto importante il contesto entro cui si vogliono affrontare e risolvere i problemi. Il sovranismo, vale a dire la logica nazionalista riveduta e (s)corretta, che tende a ripiegare gli Stati su loro stessi, sfocia nel populismo, vale a dire nello stile demagogico e strumentale di (non) mettere mano, o meglio di mettere pancia pancia, ai problemi della gente.

Questi fermenti malefici, che si stanno propagando, devono essere combattuti per tempo e in campo aperto: senza tentennamenti tattici e senza ripiegamenti all’interno dei confini nazionali. In questa logica si è perdenti in partenza rispetto all’avanzata degli egoismi e dei particolarismi.

Danzica non si smentisce. È sempre una città che fa storia. Il suo attuale sindaco ci ha rimesso le penne. Non interessa se il suo uccisore sia un pazzo isolato o lo strumento di un attacco politico. Adamovicz era un liberale, un uomo moderno e aperto, un europeo convinto, un oppositore dell’attuale regime polacco. È sicuramente rimasto vittima del clima negativo fatto di intolleranza  e di chiusura, montato in Polonia e non solo. Cerchiamo di aprire la mente e il cuore: la sua morte ce lo chiede. Torniamo alla politica e scacciamo i fantasmi nazionalpopulisti del passato vestiti alla sovranista.