Il burocratico silenzio che grida contro i disperati.

Da tempo mi sono chiesto cosa stiano a fare nel governo i cosiddetti ministri tecnici, i Tria e i Moavero, tanto per non fare nomi. Qualcuno sostiene che siano utili contrappesi alla strafottenza dei pentaleghisti, altri che rappresentino un punto di riferimento europeo a protezione dalle derive euroscettiche, altri ancora che siano lo specchietto delle allodole per chi si illude di ottenere moderazione da un governo sostanzialmente estremista, per finire c’è chi favoleggia di quinte colonne mattarelliane all’interno del governo giallo-verde.

Tutte ipotesi teoricamente plausibile, ma effettivamente inconsistenti. Certo lo stile sciorinato da questi ministri è un tantino più equilibrato rispetto a quello messo in campo dai ministri più fortemente e politicamente connotati. Tuttavia non sono né carne né pesce; se proprio li vogliamo considerare carne, li possiamo ritenere cibi precotti da scaldare a bagnomaria senza aggiunta di condimenti; se invece pensiamo siano dei pesci in barile, serviamoli in tavola come pesci lessi, che non hanno odore e sapore e che non fanno male alla digestione in quanto a bassissimo contenuto calorico.

L’ultima chicca di lor signori riguarda la caldissima questione dei naufraghi sballottati in mare. Contemporaneamente a questa situazione emergenziale si è tenuta una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi europei a cui ha partecipato l’italiano Enzo Moavero Milanesi. I cronisti si sono precipitati a chiedergli se l’argomento sarebbe stato discusso in quella sede. Lui, con imperturbabile e distaccato tono, ha risposto che non era all’ordine del giorno e quindi che probabilmente non se ne sarebbe parlato: “Non è detto che se ne discuta”: queste le sue testuali parole. Ma di cosa è fatta questa gente? Facciamo tanto gli schizzinosi con i burocrati europei, rei di coprire gli spazi propri della politica e poi, quando tocca a noi, inviamo a Bruxelles dei politici, che sembrano la brutta copia dei burocrati, dei gelidi e insignificanti incroci tra politica e burocrazia. Possibile che a Moavero non sia venuta l’ispirazione di chiedere un confronto con i colleghi sulla vicenda Sea Watch e Sea Eye, battendo magari anche, se necessario, i pugni sul tavolo: sembrava un alieno capitato per caso in terra.

Spero lo abbia fatto magari sotto traccia, diplomaticamente parlando, per sondare almeno gli umori degli altri governi e riportare in sede italiana l’aria che tira. Ho seri dubbi e spero vivamente di sbagliarmi. Quando ho colto in televisione la freddezza con cui il ministro degli Esteri italiano ha liquidato le giuste aspettative per un dibattito, anche improvvisato, in sede comunitaria, ho reagito in malo modo indirizzando parole grosse e offensive all’indirizzo di questo personaggio sgusciante ed insignificante. Ero solo davanti al video e non le ripeto, perché non ho alcuna intenzione di fare spazzatura e non intendo scendere nelle solite bagarre contenute nei social. Però, potrò dire che un simile ministro, pur preparato ed esperto che sia, mi fa venire il latte alle ginocchia? Si sbilanci, dica qualcosa, faccia qualcosa.

È pur vero che mio padre ammirava le persone che parlano poco in quanto evitavano, a suo parere, il rischio di dire cazzate. Forse varrà anche per il ministro Moavero? Può darsi non voglia unirsi al coro dei suoi colleghi, che di cazzate ne sparano in continuazione, facendo di esse la vernice mediatica con cui nascondere le loro incapacità. Il più bel tacer non fu mai scritto! Ma chi glielo spiega a quei quarantanove disgraziati che aspettano da giorni un gesto di accoglienza e che hanno iniziato persino a rifiutare il cibo, non per protesta ma per rassegnata sottomissione alla totale noncuranza della politica nei loro confronti. Signor Ministro degli Esteri, per favore, dica qualcosa, chieda qualcosa ai suoi colleghi. Mi risulta che decenni or sono un convinto europeista come il ministro dell’agricoltura Giovanni Marcora sbottasse di brutto durante le riunioni comunitarie, chiedendo cosa avrebbe dovuto riferire agli agricoltori che aspettavano risposte ai loro problemi. Abbia il ministro Moavero un analogo sussulto di dignità e di iniziativa per sapere cosa dire a quei quarantanove migranti in fila per sei col resto di uno.