Dai cessi di Mediaset agli altari di Forza Italia.

In questi ultimi giorni si è fatto particolarmente insistente e incalzante l’attacco di Silvio Berlusconi alla maggioranza giallo-verde, a suo dire ormai arrivata al capolinea e sul punto di implodere miseramente per lasciare campo libero ad un governo di centro-destra. Mi sono chiesto con quale ardita lente d’ingrandimento il cavaliere osservi le vicende politiche italiane. C’è una Lega in dilagante e devastante crescita, c’è Forza Italia in disperato calo di consensi (sono ormai vicini alle percentuali da prefisso telefonico), c’è un grillismo invadente ed insinuante, che non accenna a diminuire d’intensità dialettica e mediatica, c’è un patto di governo che, pur tra parecchie difficoltà e contraddizioni sembra tenere almeno sul piano dell’opportunistico equilibrio contrattuale in vista delle elezioni europee, ci sono minoranze politiche e parlamentari di destra e sinistra poco incisive e quasi rassegnate, c’è un rapporto con la Ue che si sta rasserenando seppure in una stiracchiata trattativa poco edificante.

Poi improvvisamente ho letto alcuni retroscena illuminanti nella loro paradossale e maliziosa portata. Tra i parlamentari del M5S starebbe montando un notevole malcontento: niente di strano pensando a come viene gestito dall’alto questo movimento, con inammissibilità di ogni e qualsiasi dissenso, con minacciosi avvertimenti di espulsione al primo sintomo di critica o di comportamento giudiziariamente border line, con un programma imbarazzante e confusionario, con una strategia assai poco trasparente ed una tattica zigzagante. Che stupisce è lo strano sbocco a cui penserebbe il gruppo dei dissidenti, numericamente tale da tenere sulla corda il governo Conte: starebbero pensando di confluire, seppure in modo coperto e graduale, nelle fila berlusconiane. Pioniere di questa azzardata tendenza sarebbe Matteo Dall’Osso, 40enne bolognese al secondo mandato da deputato, affetto da grave malattia, che avrebbe dato l’addio al M5S imputato di aver respinto un emendamento che potenziava il fondo per i disabili. Lasciando il gruppo grillino, ha spiegato di avere la convinzione di come “il presidente Berlusconi mi consentirà di lavorare liberamente per gli altri”. Musica per le orecchie forzitaliote, fracasso per quelle grilline.

Lo scouting di Forza Italia verso i 5stelle sarebbe iniziato tempo fa con l’operazione “adotta un grillino”. Il pressing sugli scontenti della linea dimaiana non è mai finito e il cavaliere, non a caso, va ripetendo che bisogna ascoltare il malessere che c’è nella maggioranza, soprattutto fra i grillini, consapevoli che le truppe pentastellate sono un mondo tutto da scoprire, non certo un esercito compatto. Basterebbe monitorarlo con attenzione dove si annidano i mal di pancia più forti. Della serie: chi disprezza compra, magari selezionando l’offerta. Non stupisce la tattica berlusconiana già ampiamente sperimentata con un certo successo in passato, tramite manovre al limite o al di là della legalità.  Stupisce la potenziale opzione degli scontenti grillini: finire in braccia al più acerrimo nemico, rifugiarsi sotto le ali dello psiconano, dialogare con il diavolo. Sarebbe la dimostrazione di come l’antipolitica distrugga la politica nei suoi presupposti.

Non so quanto ci possa essere di vero e di concreto in questi discorsi. Probabilmente parecchie sono le forzature dialettiche e polemiche, ma un pizzico di verità potrebbe anche esserci. Guardo con sofferenza a queste ipotetiche vicende politiche: stiamo veramente arrivando al fondo da cui sarà difficilissimo risalire. Non colpevolizzo Matteo Dall’Osso, anzi ne capisco il dramma psico-politico. Non butto la croce addosso a chi, nel movimento grillino, sta cercando di reagire ad un miserevole andazzo disciplinare di tipo stalinista. Però, consiglierei di essere attenti a non cadere dalla padella pentastellata nella brace forzitaliota. Berlusconi non è uno sprovveduto, anzi è capace di strumentalizzare la sprovvedutezza altrui: dai cessi di Mediaset agli altari di Forza Italia il passo può essere anche breve , ma sconvolgente.