Un papa impolitico che sferza i politici

Durante le mie scorribande culturali mi imbatto spesso nel discorso storico dei rapporti fra Chiesa cattolica e potere politico. La faccio breve e vado alle conclusioni: la Chiesa, a livello di vertice (gerarchia centrale), ma spesso anche a livello periferico (vescovi) e di base (preti), in campo clericale, ma anche in campo laicale, non ne ha imbroccata una in senso evangelico: sempre schierata a fianco dei potenti, nella migliore delle ipotesi neutrale, alla ricerca di privilegi e favori dai detentori del potere. Poi ci sono stati i martiri, le minoranze coraggiose, i testimoni impertinenti, che hanno avuto il coraggio di schierarsi dalla parte giusta, quella degli umili, degli sfruttati, degli affamati, dei perseguitati.

La svolta epocale è stata impressa dal papato di Giovanni XXIII e dal Concilio ecumenico Vaticano II: successivamente non tutto è andato per il verso evangelico, ma comunque si sono mosse le acque. Papa Francesco ha impresso alla Chiesa un’ulteriore spinta. Proprio i questi giorni non si è sputato nelle mani, inserendo nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il prossimo primo gennaio, alcune parole forti nei confronti della politica: «Non sono sostenibili i discorsi dei politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Viviamo in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro, si manifesta anche a livello politico con atteggiamenti di chiusura e nazionalismi che mettono in discussione la fraternità. Le nostre società necessitano di artigiani della pace».

Come dice giustamente padre Alex Zanotelli, la Chiesa non deve avere timore di schierarsi, di prendere posizione, di intervenire a livello culturale, sociale e politico per incarnare il chiaro ed inequivocabile messaggio evangelico. La Chiesa ha fatto politica in senso deteriore, cercando compromessi coi regimi, benedicendo le armi di guerra, restando zitta di fronte a massacri, persecuzioni e stragi, preoccupandosi prima di tutto di garantirsi spazi di manovra e di azione diretta. La storia è costellata di vergognose scelte che gridano vendetta al cospetto di Dio. Lasciamo quindi che finalmente faccia politica denunciando le ingiustizie e mettendo con le spalle al muro i responsabili delle nazioni, testimoniando a parole e coi fatti la fedeltà alla parola evangelica.

Ci sono tre obiezioni che verranno sicuramente rivolte a papa Francesco. La prima è l’accusa di intromissione nelle cose politiche: la contraddizione del sostenere il discorso della laicità della politica per poi perseguire la politicizzazione della religione. Questo appunto può trovare addirittura un riscontro nelle scelte fatte da Gesù, il quale non si scagliò contro i Romani in particolare, ma contro chiunque opprime e maltratta il prossimo. La denuncia di Gesù era sì generale, ma non generica, si indirizzava verso tutti coloro che utilizzano il potere per cercare il proprio tornaconto e non per essere al servizio della comunità. Le sue parole e la sua testimonianza di vita furono talmente chiare da guadagnarsi l’ignominiosa morte in croce, stretto nella morsa tra il potere politico e quello religioso.

La seconda critica può essere quella di non comprendere come la politica abbia le sue gradualità che possono confliggere con la radicalità evangelica. Papa Francesco è fautore di una Chiesa impolitica, nel senso dell’estraneità all’opportunismo e alla convenienza, ma politica nel senso dell’interesse al bene comune. Ai detentori del potere non chiede di trasformarsi in predicatori, evangelizzatori e missionari (Dio ce ne scampi e liberi), ma soltanto di avere la giusta attenzione ai poveri ed a quanti soffrono a diverso titolo. La Chiesa, mettendosi dalla loro parte e schierandosi al loro fianco, testimonia la propria fede. Di fronte ad un mondo dove la distribuzione dei beni materiali è paradossalmente iniqua, dove le armi costituiscono la preoccupazione principale a livello di investimenti, dove le guerre si scatenano per accaparrare le ricchezze del pianeta, i cristiani possono fare gli schizzinosi e i moderati?

La terza opposizione è quella farneticante di una destra cattolica identitaria e conservatrice, se non addirittura reazionaria: il perbenismo che consente di coniugare l’acqua santa religiosa con il diavolo politico, il crocifisso nei luoghi pubblici con il respingimento dei disperati, la nascita di Gesù nel presepe con la morte in mare dei migranti. Sappiamo tutti chi siano in Italia e nel mondo gli esponenti politici di questo tipo. Bisognerà pure che i cattolici interroghino le loro coscienze e scelgano da che parte stare: con papa Francesco che li invita a guardarsi intorno e a mettersi una mano sul cuore o con i Matteo Salvini che li invitano a chiudersi in casa e a mettere una mano sul portafoglio.