L’infinita e sciagurata Brexit

Non ho sinceramente capito cosa ci stia dietro le difficoltà a trovare un ragionevole accordo in funzione della Brexit. O meglio, capisco il merito delle questioni, ma resto basito di fronte ai comportamenti. In Gran Bretagna sotto sotto si stanno accorgendo di avere combinato un disastro e lo vogliono coprire sbattendo la porta: ci voleva poco ad immaginare che un simile divorzio avrebbe creato problemi enormi. Qualcuno probabilmente vagheggia una separazione in casa, qualcun altro fa la voce grossa per spaventare l’Europa e costringerla a fare ponti d’oro a chi se ne va, altri ancora vorrebbero quasi quasi tornare alle urne per rimettere tutto in discussione. Tutto sommato mi sembrano come quelli che attiravano le risate ironiche di mio padre: gli ipotetici amanti che fuggono e cominciano a litigare scendendo le scale.

A livello europeo forse si è ceduto fin troppo alle insulse pretese britanniche e si sta facendo come quel tale che si fa l’iniezione antibritannica perché si è infortunato con una chiave inglese.  In caso di matrimonio di interessi, se è difficile convivere, è forse ancor più difficile separarsi. Mi sembra che la vicenda brexit possa essere una lezioncina per quanti si illudono in Italia di poter far a meno facilmente dell’Unione europea. Se ha difficoltà ad uscire dalla Ue un Paese come la Gran Bretagna, figuriamoci l’Italia.

Sarà una vicenda che si trascinerà nel tempo, lascerà parecchi cadaveri sul campo, creerà un triste precedente, complicherà maledettamente i già difficili e precari accordi all’interno della Comunità. È stata raggiunta una bozza di accordo tra governo inglese e istituzioni europee: il parlamento britannico vorrebbe tornarci sopra, mentre i massimi esponenti europei sono per un prendere o lasciare. Cosa voglia dire lasciare non l’ho capito. Una cosa l’ho capita da tempo: la presunzione inglese è inaccettabile. Già avevano sempre avuto e tenuto un piede dentro e uno fuori, adesso pretendono di uscire con calma, senza impatti traumatici, senza danni eccessivi, rimanendo buoni amici. Assurdo!

All’Italia tatticamente parlando, stanno facendo un inaspettato piacere inglesi e francesi: i primi distolgono l’attenzione dalla stretta finale nella trattativa sugli sforamenti di bilancio previsti dal governo italiano; i secondi vogliono scaricare economicamente sull’Europa il casino dei gilet gialli, finendo col legittimare le richieste di eccezioni pretese dall’Italia (della serie: se possono sforare i francesi, sforiamo anche noi e si arrangi chi non sfora). Robette di fronte alle quali i padri dell’Europa si rivolteranno nella tomba.

Quando vedo i baci e gli abbracci che si scambiano continuamente i capi di stato, i capi di governo, i ministri a livello delle riunioni Ue, mi viene un po’ da ridere: spero siano sintomo di rispetto e considerazione reciproca sul piano umano, non certo di amicizia e collaborazione fra gli stati che essi rappresentano. Troppe pacche sulle spalle, troppi sorrisi, troppi sussurri. Cerchiamo di essere seri. Mia sorella aveva vissuto una vicenda politica, che aveva compromesso anche certi rapporti umani e diceva: «È inutile e faticoso far finta di essere o rimanere amici. È meglio riconoscere che l’amicizia si è rotta e comportarsi senza cattiveria, ma anche senza ipocrisia». Semmai consiglierei i massimi esponenti europei di farsi aiutare da Donald Trump: lui sì che è amico dell’Europa e ci vuole veramente bene…