Drag…are le coscienze democratiche italiane

Mari Draghi, presidente della Bce, nel suo discorso tenuto in occasione del conferimento di un PhD, dottorato di ricerca honoris causa in Economics da parte del Sant’Anna di Pisa, ha fatto un razionale, equilibrato, motivato, scientifico e politico elogio dell’Unione europea e dell’Euro.

Con l’autorevolezza e l’esperienza che lo contraddistinguono ha sgombrato il campo da luoghi comuni, equivoci, illusioni, nei rapporti tra Stati nazionali e Comunità europea. Detto in parole povere (le mie, s’intende) ha confutato l’idea della svalutazione monetaria come toccasana del problema sviluppo; ha sottolineato come l’Italia abbia preso la crescita degli anno ’80 a prestito dal futuro, cioè grazie al debito lasciato sulle spalle delle future generazioni; ha auspicato che l’unione economica e monetaria possa comportare ulteriori risultati positivi in senso anti-crisi tramite il completamento dell’unione bancaria e del bilancio comune; ha rilevato come nel resto del mondo il fascino di ricette e regimi illiberali si stia diffondendo con il rischio di rientrare a piccoli passi nella storia passata e quindi ha rilanciato il progetto comunitario, da perseguire liberando le energie individuali, ma anche  privilegiando l’equità sociale in un contesto di unità di intenti fra le nostre democrazie.

Un discorso da italiano (“mi sento orgoglioso di esserlo” ha detto all’inizio) e da convinto europeista, non solo e non tanto a parole, ma nei fatti di un’esperienza messa a disposizione della Ue. Mario Draghi dimostra come si possano avere a cuore gli interessi dell’Italia senza squallidi arroccamenti di stampo nazionalista o sovranista e accettando di collaborare con i partner su un piano di rispetto reciproco e di dialogo costruttivo. Draghi ha saputo aiutare l’Italia senza sbraitare, senza attaccare, senza polemizzare, ma svolgendo egregiamente e lealmente il proprio ruolo. Non gli saremo mai abbastanza grati.

Anche nei rapporti con l’attuale compagine governativa italiana non ha mai alzato i toni, ha persino incassato, senza battere ciglio, qualche stupido e paradossale attacco al suo lavoro ed ai suoi atteggiamenti. Leggendo il resoconto del suo intervento mi sono ritrovato finalmente al coperto, fuori dalle assurde velleità e incertezze sul futuro del nostro Paese. Non so quale ruolo gli verrà riservato alla ormai prossima (circa al termine dell’anno 2019) fine del suo mandato di presidente della Banca Centrale Europea. Alcuni Stati membri tireranno un sospiro di sollievo sperando di riprendere a spadroneggiare: mi auguro che la linea tracciata da lui sia irreversibile e resista alle tentazioni sempre latenti nei Paesi europei ad economia più forte. I politici italiani saranno preoccupati che lui possa occupare qualche spazio di potere a livello istituzionale: mi auguro che non si lasci tentare da una facile e precipitosa discesa in campo com’è avvenuto per Mario Monti.

Staremo a vedere: sono sicuro che Draghi farà il proprio dovere fino all’ultimo giorno in Bce e non si farà distrarre da sirene e da corteggiamenti strumentali. È prematuro ed inopportuno configurare futuri scenari istituzionali. Una piccola licenza da sognatore me la prendo: e se prendesse in mano le sorti governative dopo i disastri dell’esperienza in atto? Bisognerebbe che gli Italiani uscissero dal bar sport della politica ed entrassero in una saletta di qualche università popolare per seguire corsi di diritto costituzionale, di economia e di…educazione civica. Soprattutto, per dirla con Massimo Cacciari, sarebbe necessario che ripulissero e rinnovassero la loro coscienza democratica. Il discorso si sta facendo troppo pesante e lo interrompo immediatamente, chiedendo scusa a mari Draghi: lui è orgoglioso di essere italiano, io, molto modestamente, sono orgoglioso di avere un connazionale come lui.