Governo buono-governo cattivo

La tecnica del “poliziotto buono-poliziotto cattivo” è una tattica psicologica utilizzata negli interrogatori. Il poliziotto cattivo adotta un atteggiamento aggressivo con commenti sprezzanti, giochetti e suscitando un senso di antipatia. Il poliziotto buono, che interviene generalmente in seconda battuta, ma comunque più o meno contemporaneamente, è amichevole, comprensivo in modo da alleggerire i toni e suscitare simpatia. Il soggetto interlocutore è dunque spinto a collaborare dal senso di gratitudine verso il poliziotto buono e dalla paura di una reazione negativa del poliziotto cattivo.

Questa tecnica è utilizzata anche in politica: quando i governi fanno azioni da molti non condivise o contraddistinte da poca umanità, viene data risonanza alla voce di altri membri appartenenti ai partiti della medesima coalizione governativa per contentare gli elettori non concordi nel merito delle azioni dure e aggressive. L’attuale compagine governativa si caratterizza per le notevoli divergenze di comportamento e di programma al proprio interno: molti ci vedono una precarietà politica destinata quanto prima a deflagrare in una crisi, io sono propenso a intravedervi più (almeno anche) la suddetta tecnica del “poliziotto buono-poliziotto cattivo”.

Gli esempi non mancano, sono all’ordine del giorno. Se il M5S propone una schifosa gabella, chiamandola enfaticamente ecotassa ed ammantandola di ambientalismo spinto, subito interviene la Lega a frenare ed a rassicurare gli automobilisti vecchi e nuovi, messi in allarme dall’uscita (di testa) grillina. Se li M5S continua a minacciare l’interruzione della Tav, nascondendosi dietro un impossibile e inattendibile calcolo costi-benefici, facendo andare su tutte le furie le categorie economiche convinte di ottenere grossi vantaggi dalla realizzazione di questa infrastruttura, la Lega è pronta a sposare la causa dei sì-tav e ad incontrare le associazioni imprenditoriale per rassicurarle sugli aspetti più espansivi della manovra economica, salvo la replica del ministro grillino allo sviluppo economico, che rivendica la primazia in materia e la controreplica del leghista Salvini, che non tarderà a farsi sentire. Se la Lega prende atteggiamenti durissimi contro gli immigrati in arrivo, i cinquestelle, almeno con qualche loro esponente, si dimostrano molto più ragionevoli ed accoglienti. Si potrebbe continuare, perché la solfa è interminabile e stucchevole.

Il bello è che questo atteggiamento altalenante viene adottato anche in sede Ue, in generale e in particolare sullo scontro inerente alla manovra economica ed al suo superamento dei parametri di bilancio fissati in sede comunitaria. Da una parte si tende a forzare il discorso, ritenendo irrinunciabili gli obiettivi e le promesse elettorali, arrivando persino ad offendere i commissari europei o comunque a trattarli a pesci in faccia; dall’altra entrano in campo i governanti buoni, Conte e Tria, i quali regalano sorrisi e ostentano speranza in una costruttiva trattativa, che arrivi alla quadratura del cerchio. Se gli elettori italiani sono ingenui al punto da accettare il giochino di cui sopra (non so fino a quando…), i commissari europei e l’establishment comunitario non credo gradiscano molto questa recita insistita e inconcludente. Prima o poi si arriverà al nocciolo della questione e, se ci salteremo fuori, non sarà per merito del doppiogiochismo pentaleghista, ma grazie alle iniezioni di ragionevolezza e senso di responsabilità fatte da Mario Draghi e Sergio Mattarella: se non ci fossero loro a condizionare il confronto con abilità, discrezione, coerenza e credibilità, saremmo in un mare di guai. Speriamo che basti.