A colpi di piazza

Un mio amico, anomalo comunista, non poteva soffrire il linguaggio e la prassi, fatti di “lotta e massa”, un miscuglio demagogico ed inconcludente capace soltanto di indebolire le istituzioni democratiche. Chissà cosa direbbe oggi con la politica ridotta a piazzaiola contrapposizione sui temi di più forte impatto.

In questi giorni abbiamo avuto una manifestazione “Sì Tav” a cui ha fatto ben presto seguito un’adunata “No Tav”, in mezzo una piazzata leghista a sostegno dell’azione governativa di Salvini, desideroso di un largo e popolare mandato a trattare con la Ue sulla manovra economica. Il M5S deve rendere conto alle migliaia di manifestanti che gli chiedono di tener fede agli impegni elettorali inerenti la brusca interruzione dei lavori sulla Torino- Lione. La Lega, tramite il suo indiscusso leader, sarebbe invece propensa a concludere positivamente il grosso progetto infrastrutturale, anche su richiesta del mondo imprenditoriale del quale sente il fiato sul collo. Le due piazze sono state pesate: molto più rilevante quella dei contrari. In mezzo il ministro Toninelli pateticamente appeso al calcolo costi-benefici, che non arriva a conclusione.

Questa rissa a colpi di piazza è democrazia? No!  È un pericoloso scontro extra-istituzionale, che porta soltanto confusione ed illusione. Dietro queste pericolose adunate oceaniche si cela un profondo contrasto politico fra le due forze di governo: si stanno invertendo i colori, la lega sta diventando gialla come i gilet francesi, il M5S sta diventando verde in nome della difesa oltranzistica dell’ambiente. Da una parte c’è il discorso grillino, che torna ad un bagno ambientale rigenerante con tanto di ecotasse e benzina a quattro euro al litro; dall’altra parte la spinta salviniana al “liberi tutti” contro l’Europa e contro gli establishment interni ed esteri. Il collante comincia a scarseggiare: non ho capito se le piazze Tav siano benvenute o subite. Beppe Grillo sta capendo il pericolo dello snaturamento doroteo del suo movimento e quindi lo sta aizzando e riportando su temi originari, ma di chiaro impatto anti-leghista. Matteo Salvini finge di non sentire il freno a mano tirato pentastellato, non può rinunciare all’onda consensuale che lo conforta e fa il diavolo a quattro per proporsi quale vero leader della politica italiana sempre più collocata a destra.

Le istituzioni stanno a guardare. Il Parlamento frigge sulla graticola della camaleontica manovra economica; il governo cuoce a fuoco lento nella pentola europea. Si salva e speriamo ci salvi il Presidente della Repubblica, che tenta disperatamente di spegnere il gas e di riportare tutti alla ragionevolezza (il suo exploit alla Scala di Milano vale molto di più delle piazze suddette). Una confusione simile è meno violenta, ma ancor più pesante di quella francese: cinicamente si può dire che la nostra non si sfoga e ci blocca ancor di più. Si fa presto ad essere anti-politici, a cavalcare gli umori del popolo, a scendere in piazza. Finito il clamore, restano i problemi. Oltre tutto bisogna essere capaci di “piazzare” i colpi vincenti.

Silvio Berlusconi sta interpretando epidermicamente la situazione, cercando simpaticamente di recuperare qualche briciola di credibilità: la gag dei cessi continua e fotografa nitidamente e plasticamente l’inconsistenza grillina. Peccato che non abbia una gag su misura per il suo recalcitrante alleato (?) leghista. Per caso non starà mica pensando al PD? In una confusione di idee, ruoli e programmi, come quella attuale, tutto è possibile. D’altra parte un pensierino ce l’aveva già fatto prima delle elezioni, salvo uscirne talmente ridimensionato da non avere più carte da giocare.  Non gli resta che continuare con i cessi, sperando che il confronto, fra i gabinetti governativi attuali e le sue eleganti toilette a latere dei bunga-bunga, finisca col premiarlo. Chiudo col PD: fa casa per conto suo. Vuoi vedere che in un casino del genere, alla fine verrà premiata la sua triste e “ombelicosa” diversità?