La Lega non si lega

Mentre i contrasti all’interno del governo Conte risultano sempre più evidenti e clamorosi, mentre i commentatori politici si esercitano di conseguenza nella previsione di (scarsa) durata del governo stesso, cosa dicono i protagonisti. Di Maio dice di non essere preoccupato circa l’eventualità di elezioni, dopo l’incontro tra Salvini e Berlusconi: “È normale che si incontrino perché loro sono alleati sul territorio. Noi abbiamo un contratto di governo a livello nazionale, ma a livello regionale e comunale ognuno per sé”.

Salvini dal canto suo afferma: “Governeremo per cinque anni. L’incontro con Berlusconi? Abbiamo preso solo un caffè”. Silvio Berlusconi aspetta e spera: “L’anomalia del governo giallo-verde non può durare a lungo. Cominciano ad esplodere contraddizioni insanabili, presto il centrodestra avrà di nuovo la possibilità di guidare l’Italia. Presto ci saranno manifestazioni in tutte le piazze d’Italia contro una Manovra che mette a rischio il risparmio degli italiani. Quello dei grillini è un progetto inquietante di decrescita ed è un progetto di governo che ci porta fuori dall’Europa”.

Salvini sta giocando a fare il socialista nel senso peggiore del termine: gioca su due tavoli, uno nazionale e uno locale, per portare a casa i vantaggi maggiori nella spartizione del potere. Ricatta gli interlocutori che non possono fare senza di lui e fa così il bello ed il cattivo tempo. I socialisti erano maestri in questa tattica: si ponevano come alleati della Dc e facevano incetta di ministeri e di enti a carattere nazionale, mentre si tenevano le mani libere a livello locale laddove ricattavano i comunisti, conquistando fior di sindaci ed assessori. Per giocare in questo modo bisogna però essere abili e non so se i leghisti siano all’altezza di un simile gioco politico. I numeri elettorali ed i consensi in crescita sembrano comunque dare loro ragione e forza.

I cinquestelle sono in difficoltà, ma non hanno alternative: la devono bere da botte per potersi ubriacare. Un eventuale filo di collegamento con il Pd appare impossibile e quindi devono tenersi ben stretti alla loro ancora di “salvinitaggio”.

Quanto ai rimasugli del centrodestra sembrano fuori dai giochi: è inutile infatti che continuino a sottolineare le divergenze fra Lega e M5S. Indubbiamente ci sono, ma forse, tutto sommato, sono inferiori a quelle tra Lega e Forza Italia. A livello europeo c’è un abisso fra l’antieuropeismo leghista d’assalto e la linea espressa pedissequamente da Antonio Tajani, attualmente il più europeista di tutti i politici italiani, complice la sua carica di presidente del Parlamento europeo. Anche a livello di politica economica non so se il populismo leghista sia più distante da quello grillino o dal perbenismo mercatista e liberista del forzitaliota Renato Brunetta.

Quale dunque la prospettiva? La situazione è costretta, salvo miracoli elettorali o cataclismi economico-finanziari, a durare fintanto che la Lega non avrà ridotto ad inutili brandelli le altre forze (debolezze!) del centrodestra e non avrà spolpato la carica contestatrice del M5S indebolito dalle fronde interne e dal calo di consensi. Il Pd rischia di svolgere un ruolo insignificante e di assistere dall’esterno al duello fra Lega e cinquestelle. La speranza del malvestito partito democratico dipende dal buon inverno futuro: dalla resipiscenza di gran parte dell’elettorato grillino e dalle prospettive europee.

Andiamo verso una sorta di penoso tripartitismo imperfetto, dovuto a tanti fattori impazziti in una maionese acida e schifosa, in cui gli italiani (lo hanno in gran parte voluto e se lo tengano) perderanno la bussola, se non, come teme giustamente Cacciari, anche la coscienza (nel qual caso la scena si complicherebbe molto sul piano della tenuta democratica del Paese). Nel frattempo, se dovesse salire al Quirinale un re travicello, saremmo fritti in padella. Che squallore!

 

P.S. Dopo aver scritto queste riflessioni inquietanti e demoralizzanti, mi sono precipitato a rileggere la vita di Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Bisogna pur sopravvivere…sull’onda dei ricordi…