Con Ulisse contro i proci governativi

Se è vero, come sosteneva Alcide De Gasperi, che gli statisti pensano alle future generazioni, mentre i politici pensano alle prossime elezioni, tutto comunque dovrebbe avere un limite segnato dal buongusto più che dall’opportunismo. Di governi ne ho visti parecchi, ma così spudoratamente e demagogicamente orientato a incantare il serpente elettorale come quello attuale, non ne ricordo. È vero che leghisti e grillini devono incassare in fretta la rendita protestataria, devono fare in fretta a cogliere l’acqua che passa, devono raccogliere ancor prima di seminare. Ogni dichiarazione, peraltro molto spesso contraddittoria, punta a lisciare il pelo a qualche categoria di elettori in cerca di autore. Abbiamo il governo del cambiamento in base al vento che tira: la scientifica strumentalizzazione di tutto, di fronte alla quale i pur maestri comunisti della prima repubblica erano mostri di obiettività culturale ed equilibrio politico.

Faccio un piccolo passo indietro per ricordare la recente sparata dimaiana contro l’apertura domenicale dei negozi: una boutade, che peraltro aveva avuto l’aperitivo in musica nella famigerata (per i pentastellati) e sconsiderata (per il quotidiano dei vescovi) intervista di Beppe Grillo ospitata da Avvenire. La liberalizzazione degli orari dei negozi, introdotta nel 2011 (il decreto “Salva Italia” del governo Monti), starebbe infatti, a detta del vangelo secondo Di Maio, distruggendo le famiglie italiane e quindi bisognerà ricominciare in fretta e furia a disciplinare orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali.  Naturalmente i sindacati dei lavoratori, specializzati, purtroppo da parecchio tempo, in facile demagogia a dispetto della difficile battaglia per il lavoro, si sono dichiarati d’accordo. E la Chiesa? Attenti al tranello in cui era caduto Avvenire qualche tempo fa.  In passato la gerarchia cattolica sapeva individuare i leccapreti giusti, non i primi che passavano davanti al Vaticano. Non vorrei che nella confusione politica regnante il clero cattolico prendesse lucciole per lanterne e si lasciasse infinocchiare dal primo grillino che la spara grossa.

In quasi tutto, dalla Tav alla Tap, Di Maio è regolarmente e prontamente smentito da Salvini alla ricerca di consenso fra le forze economiche. Così come Di Maio prontamente sconfessa Salvini in materia di magistratura d’assalto: i giudici non si toccano. La conflittualità all’interno dell’attuale governo non ha precedenti: ormai non c’è più da prestare alcuna attenzione alle dichiarazioni, che vengono regolarmente e prontamente smentite il giorno successivo. L’effetto comunque c’è stato ed è quel che conta. Fino a quando continuerà questa pantomima? La sintetica quadratura del cerchio rispetto alla litigiosità e contraddittorietà sta nella manovra economica varata all’insegna della spesa facile: si è trovato così il collante per tener insieme un governo che cade a pezzi.

Mentre la maggioranza parlamentare era invischiata nell’assurda e stupida querelle sui vaccini (prima rinvio dell’obbligo, poi ripristino dell’obbligo, poi…non ci capisco più niente), il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo all’apertura del meeting “Le due culture” nel centro di ricerca Biogem, ha dichiarato: «Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati. Non sempre l’uomo interpreta bene la parte di Ulisse alla ricerca della conoscenza e nel saper distinguere il vero dal falso». Verrebbe spontaneo parafrasare Dante Alighieri: «Fatti non foste a viver come Salvinian-dimaiani, ma per seguir virtude e canoscenza».