La via Pal riveduta e (assai) scorretta

Sta succedendo a Piacenza, ma penso e temo sia purtroppo un fenomeno in atto su larga scala (in Francia in particolare): i ragazzi si mettono d’accordo sui social network, stabiliscono luogo, data e ora, si incontrano e si prendono a cazzotti. Sembrerebbe l’ultima moda in fatto di divertimento del sabato sera. Non è una questione politica, né tanto meno religiosa, di razza o di fede calcistica: questi, non pochi, giovani si picchiano per il solo gusto di farlo. Questi ragazzi, stando alle cronache locali (canale 105), trovano sempre un pretesto per prendersi a pugni, può essere qualche like in più sul profilo instagram di un’amica. Volano minacce e insulti durante la rissa, gli adolescenti si fomentano in questo modo: poi partono gli spintoni e alla fine pugni, cazzotti, calci, con il raggiungimento di livelli di violenza impressionanti. Ai margini ci stanno i tifosi che incitano i compagni, vengono girati dei filmati successivamente postati sui social e si innesca così un vero e proprio barbaro sfogatoio delle pulsioni adolescenziali.

Mia sorella, di fronte a questi clamorosi fatti di devianza minorile, andava subito alla fonte, vale a dire ai genitori ed alle famiglie: dove sono, si chiedeva, cosa fanno, possibile che non si accorgano di niente? Aveva perfettamente ragione. Capisco che esercitare il “mestiere” di genitori con questi chiari di luna non sia facile ed agevole: di qui a fregarsene altamente…C’è alla base una tremenda carenza di carattere educativo, una grave assenza di valori di riferimento, una testimonianza fallace e fuorviante a livello familiare e sociale. Non si può ridurre tutto ciò alle “solite ragazzate”, prima di tutto perché non sono ragazzate ma veri e propri preludi delinquenziali, secondariamente perché, come diceva mio padre, la pianta va drizzata fin tanto che è giovane e si è ancora in tempo.

Sappiamo come le due agenzie educative fondamentali si incolpino a vicenda: la famiglia e la scuola. Credo che in ordine di tempo e di importanza prima venga la responsabilità della famiglia, che oltretutto si ripercuote su quella scolastica con la crescente spinta a delegittimarla in modo scriteriato e talora violento.  Poi viene la tendenza a ributtare tutte le colpe sulla società malata, piena di contraddizioni, di conflitti, di spinte centrifughe verso la trasgressione, il disimpegno, l’evasione. Per non parlare della solita chiamata in causa della politica, incapace di affrontare i problemi della gioventù, prima di tutto quello della prospettiva lavorativa. Un polpettone di sociologismo spicciolo e inconcludente, che trova spesso eco mediatica negli stucchevoli dibattiti tra psicologi e sociologi.

L’adolescenza è una fase molto delicata della vita: la spinta sessuale è prorompente, la ribellione esplode, l’egoismo comincia a svilupparsi, la trasgressione fa sentire tutto il suo fascino, la vita assume una dimensione immediata quasi insopportabile. I giovanissimi hanno sempre vissuto brutte avventure, l’impatto mondano non li risparmia, ma il tempo ha trasferito queste pericolose esperienze dal “precario” al “definitivo”: non sono più episodi sperimentali di trasgressione, ma rischiano di diventare approcci esistenziali definitivi. Lo sballo è ormai fine a se stesso e costituisce regola di vita.

È questione di un attimo cadere in qualche baratro a portata di mano. Non esistono risposte pronte e ricette facili: anche la progressiva mancanza di senso religioso non è fatto secondario. Ognuno deve fare la propria parte, senza scaricare il problema sugli altri. Bisogna seminare senza avere fretta di raccogliere. Nella mia esistenza ho provato cosa voglia dire riscoprire giorno per giorno gli insegnamenti ricevuti, magari inizialmente respinti o sottovalutati. Bisogna recuperare anche quando la frittata sembra irrimediabilmente fatta. Da queste risse tra adolescenti arriva un grido disperato anche se camuffato dalla febbre goliardica del sabato sera. Apriamo occhi ed orecchie perché questi ragazzi sono in gravi difficoltà e non soffrono di disturbi provvisori superabili con l’età. Sono in bilico e possono irrimediabilmente sprofondare. Dove? Non so, ma…