Scoprire gli altarini dell’antieuropeismo

Viene spontaneo chiedersi: perché le attuali forze di governo puntano con tanta cocciutaggine ad un contenzioso con l’Europa in materia economica e non solo? Dovrebbe essere chiaro che ci stiamo infilando in un tunnel senza via d’uscita e non appare plausibile una tattica mirante a chiedere 100 per ottenere 10. La spiegazione non va cercata nel contrasto sul merito delle questioni o nell’ostilità sul metodo delle istituzioni comunitarie: Lega e M5S sanno benissimo di essere dalla parte del torto per quanto concerne gli indirizzi di politica economica “sbruffonescamente” varati e penosamente difesi; sono perfettamente consapevoli che una riforma istituzionale a livello europeo non si fa con il disfattismo sovranista o con la demagogia populista; si rendono conto che alzare continuamente il tono dello scontro può portare a sciagurate rotture. L’intelligenza politica degli attuali governanti non è eccelsa, ma per arrivare a quanto sopra non occorre essere dei Macchiavelli in salsa giallo-verde. E allora?

La tattica politica, completamente sganciata da qualsiasi barlume di strategia, riguarda solo ed esclusivamente il raschiamento del barile elettorale in vista della prossima consultazione europea, che con ogni probabilità si giocherà sul (quasi) ideologico scontro tra europeismo ed euroscetticismo. La Lega con il suo storico astio deve quindi tenere caldo l’umore degli italiani disamorati rispetto alla prospettiva europea, mentre il M5S non può lasciare ai leghisti questo enorme bacino e tenta di prosciugarlo con le pompe della sburocratizzazione istituzionale più che della contrarietà internazionale. Non so chi la spunterà in questa battaglia casalinga di retroguardia: la sfrontatezza antieuropea dei Salvini o il subdolo euroscetticismo dei Di Maio? La dichiarata crociata anti-immigrati di stampo nazionalista o il falso perbenismo dell’accoglienza sì-ma… di impronta grillina?

Su questo terreno la sinistra, i verdi e le altre forze di cultura europeista avrebbero molto da dire e potrebbero guastare la festa alle forze antieuropeiste e quindi in Italia si verrebbe a creare uno scontro radicale tale da scuotere le coscienze intorpidite e le menti obnubilate: una sorta di elettrochoc politico che metterebbe in discussione la “cotta” per grillini e leghisti, relegati a fidanzati di serie b, candidati ad un matrimonio elettorale ancora tutto da celebrare. Ecco spiegato il perché sia necessario mantenere così alto il livello dello scontro con l’Ue: per mettere gli elettori di fronte ad un bivio quasi definitivo e giocarseli sul piano emozionale dell’essere padroni a casa propria.

La sinistra deve darsi una mossa e uscire dal piatto anonimato della politica politicante per mettersi in gioco chiedendo agli elettori di scegliere fra la storia e la geografia, fra la politica e l’antipolitica, fra il futuro e il passato. Ce la farà? La paura grillo-leghista, che arriva fino a colpire, discorso peraltro in atto da tempo, il presidente Mattarella quale inciampo di lusso a questa deriva, la dice lunga. Guai se qualcuno riesce autorevolmente a riportare il discorso sul corretto e obiettivo piano politico ed istituzionale: questi è il vero nemico, si chiami Mattarella, Draghi o, purtroppo, come pochi altri.  Bisogna insistere: prima o poi potrebbe succedere qualcosa di strano, ma soprattutto potrebbe cadere il velo dagli occhi della gente. Provarci almeno!