Stiamo andando a sbattere

“Bruxelles può mandare 12 letterine, da qui fino a Natale, ma la manovra non cambia, noi tiriamo dritto. Tutte le manovre passate negli anni scorsi a Bruxelles hanno fatto crescere il debito di 300 mld di euro. È un attacco all’economia italiana. Qualcuno vuole comprare le nostre aziende sottocosto. L’obiettivo è crescere il doppio di quanto abbiamo previsto. Se perdiamo la scommessa? Se gli italiani vogliono mandarci a casa, lo faranno!”. Così Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, commentando la bocciatura della manovra da parte della Commissione europea.

“I bilanci in equilibrio, l’efficienza dei servizi, i diritti garantiti ai cittadini, la sinergia tra pubblico e privato, in modo che crescano le opportunità per tutti, sono sfide a cui nessuna amministrazione può sottrarsi: il Comune e la Provincia come la Regione e lo Stato. La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore. Occorre scongiurare che il disordine della pubblica finanza produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano e per le imprese”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando all’Anci (nuora), perché il governo (suocera) intenda.

“Noi tiriamo dritto”: non è Salvini il primo a dirlo. E mi fermo qui, sperando che l’Italia non vada a sbattere. Che l’enormità del nostro debito pubblico non sia farina del sacco del governo Conte, ma di chi ha amministrato lo Stato dal secondo dopoguerra in avanti, è verissimo, con un piccolo particolare: fare debiti a volte può anche servire, se stanno a fronte di investimenti o di spese produttive (non ho sentito nemmeno una parola convincente in tal senso). Che qualcuno voglia comprare le aziende italiane a “straccio mercato” potrebbe anche darsi, ma dopo averle comprate dovrà gestirle e non mi sembra che il clima politico, da questo punto di vista, sia incoraggiante. Che si riesca a crescere il doppio rispetto alle previsioni, già ritenute ottimisticamente campate in aria, mi sembra francamente un sogno pericoloso e fuorviante. Governare un Paese non è fare una scommessa con gli elettori, non è un gioco d’azzardo, non è un prendere o lasciare. Sulla possibilità che gli italiani mandino a casa gli attuali governanti meglio lasciar decidere a loro senza scadere nel bullismo elettorale.

E le letterine di Natale? Non mi sembra che l’Unione europea ci voglia prendere in giro seppellendoci sotto una valanga di burocratiche missive. Forse siamo noi che dobbiamo mandare la letterina di Natale alla Ue: in essa infatti si dovrebbero scrivere propositi seri e non baggianate qualsiasi. E per pensare e scrivere cose serie bisognerebbe umilmente seguire le indicazioni del Capo dello Stato.  Diversamente, tanto per rimanere in clima natalizio, c’è il timore che Babbo Natale ci deluda clamorosamente ed a qualcuno vada di traverso il panettone: non mi riferisco a Salvini e c., ma, come dice Mattarella, agli italiani più deboli, alle famiglie che risparmiano e alle imprese che producono.