Miracoli dal cielo legastellato

Il governo del cosiddetto cambiamento si sta rivelando, giorno dopo giorno, l’esatto contrario, vale a dire il governo di stasi, regresso, involuzione e peggioramento. Lo penso e lo scrivo con grande tristezza, perché ogni volta che la democrazia spreca un’opportunità si indebolisce. La manovra economica, in cui il governo è letteralmente incartato, ne è la dimostrazione clamorosa.

Stanno prendendo corpo tutte le anomalie tipiche nella storia di questo delicato passaggio politico: incertezze, contrasti, accuse reciproche, voltafaccia, scorrettezze, manipolazioni più o meno genetiche, bracci di ferro e inversioni di marcia. Tutta roba trita e ritrita scodellata nel segno della più bieca continuità. In questi giorni evito accuratamente di entrare nel merito dei provvedimenti in via di adozione: se ne coglie tutta la precarietà e quindi è meglio aspettare, prima di fasciarsi la testa peraltro già abbondantemente ferita. Ricordo come un illustre collega, esperto in materia fiscale, si rifiutasse categoricamente di esaminare e commentare i provvedimenti legislativi lungo l’iter della loro approvazione: «C’è già sufficiente confusione con le leggi in vigore, figuriamoci se ci aggiungiamo quelle in via di formazione…». Quindi conviene aspettare, perché tutti i giorni cambiano le carte in tavola, i ministri litigano fra di loro, i partiti di maggioranza sono divisi su parecchie materie, poi il Parlamento interverrà scatenandosi nella gara delle modifiche, degli emendamenti, delle aggiunte, poi ci sarà il vaglio presidenziale, poi arriveranno i ricorsi alla Corte Costituzionale, per non parlare della spada di Damocle dell’Unione europea, che un giorno lancia messaggi allarmanti e il giorno successivo ammicca al compromesso.

Nel merito della manovra, per la verità, si scontrano due opinioni critiche in netto contrasto fra di loro. Da una parte la motivata tendenza a svaccare i provvedimenti sul piano della compatibilità finanziaria: non ci sono le coperture, il debito pubblico verrebbe dilatato oltre misura, i conti dell’Inps rischierebbero grosso, l’erario piangerebbe, etc. etc. Dall’altra parte, da un esame approfondito, sembrerebbe emergere un sostanziale bluff, con le novità tanto sbandierate destinate a sciogliersi in un baleno interpretativo ed applicativo. Insomma c’è da chiedersi: si tratta di una manovra dilettantisticamente sconvolgente e pericolosa oppure siamo di fronte ad una manovra di mera cosmesi legislativa e di puro gattopardismo elettorale? Un dibattito pirandelliano per una manovra polivalente e confusionaria? Una manovra inconcludente per incantare i serpenti?

La verità starà nel mezzo laddove i cittadini non tarderanno ad accorgersi della solenne presa in giro e dei boomerang che arriveranno in faccia agli illusi ed ingenui popolani del cambiamento. Il difetto principale sta probabilmente proprio nell’incertezza in cui siamo sprofondati: tutti a guardare Salvini e Di Maio, mentre la situazione viaggia sul filo (a cavallo) del rasoio. Non era facile riproporre tutti i difetti della vecchia politica e ci stanno riuscendo. Non era facile confondere le idee a tutti in un pernicioso bailamme programmatico e ci stanno riuscendo. Non era facile far incazzare l’Europa, gli Stati europei più significativi, i mercati, gli imprenditori, i sindacati, gli studenti, i ricchi e i poveri, i burocrati e “i buoni samaritani”, la destra e la sinistra tradizionali, i poteri forti e quelli deboli e ci stanno riuscendo. Molti nemici, molto onore. Non era facile dare contemporaneamente l’impressione di rivoluzionare tutto per poi lasciare tutto com’era e ci stanno riuscendo. Non era facile fare ridere e piangere e ci stanno riuscendo. Non era facile promettere un cambio di marcia politico-istituzionale per poi mostrare la scena ridotta ad un rissoso cortile o ad un rumoroso pollaio e ci stanno riuscendo. Ce ne freghiamo e andiamo avanti per la nostra strada: tiriamo dritto. È veramente il governo dei miracoli!