Dal balcone di Palazzo Venezia a quello di Palazzo Chigi

Lungi da me gufare contro il mio Paese, ma certamente non sono orgoglioso di come l’Italia sta portando avanti (o indietro) i rapporti con l’Unione Europea. Mi sono sentito umiliato quando il vice-premier Matteo Salvini ha fatto pesantissime illazioni su un eventuale brutto vizio di Jean Claude Juncker: le debolezze personali fanno parte degli uomini e anche dei politici e non è il caso di trasferirle a livello di scontro politico. Poi, chi è senza peccato scagli la prima pietra: se ci mettiamo su questa strada, si “Salvini chi può”.

E che dire delle affermazioni del commissario europeo agli Affari economici rivolte al governo italiano: euroscettico e xenofobo. Giudizi gravissimi, purtroppo abbastanza veritieri: povera Italia! Siamo caduti in basso come mai avrei immaginato. Mi umilia che il mio Paese, uno degli autorevoli fondatori dell’Europa Unita, venga declassato ad euroscettico. Mi fa arrossire di vergogna il solo pensare che, dopo la tristissima esperienza fascista con tanto di razzismo incorporato, l’Italia coltivi sentimenti xenofobi: un Paese noto in tutto il mondo per la sua civiltà e ospitalità brutalmente decaduto in senso più o meno razzista. Ci siamo messi su una brutta strada: “Di Maio in peggio”.

Assistiamo ai preliminari di un tira e molla tra Ue ed Italia. Il balletto delle cifre è cominciato ad opera dei partiti del nostro governo legastellato: una penosa gara a mantenere il consenso elettorale dopo le azzardate promesse delle ultime elezioni. Troveranno la quadra magari allargando ulteriormente i cordoni della borsa. Non stiamo parlando di qualche marchetta elettorale, ma di smaccata prostituzione governativa.  Poi le danze si trasferiranno a Bruxelles. Non ho idea come andrà a finire, ma se per caso la Commissione europea cederà alle provocazioni italiane, non sarà una nostra vittoria, ma una sconfitta di tutti. Vorrà dire che avrà avuto ragione chi ha impostato una strategia antieuropea: la politica ridotta a prepotenza con la diplomazia che va in cantina.  L’Europa ridotta ad un cortile di rissose massaie.

A immediata riprova di quanto sopra, sentiamo la voce di un autorevole esponente di governo. “Abbiamo portato a casa la manovra del popolo, si va avanti così più determinati di prima, adesso può partire una seria e sana interlocuzione con la Commissione Europea per arrivare a un buon esito!”. Così il vicepremier Di Maio, il quale ha aggiunto che rifarebbe la indecorosa festa sul balcone di Palazzo Chigi. Capisco, il vicepremier è proprio “fuori come un balcone” e su quel balcone addirittura festeggia. Di vicende politiche poco edificanti ne ho viste parecchie, ma roba del genere non la ricordo.

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte va a fare un “comizietto” alle celebrazioni della festa del patrono italiano, san Francesco d’Assisi, e non si contiene, ma si butta in un demagogico parallelismo tra il messaggio francescano e l’azione del suo governo, con il contorno di sorrisi compiaciuti e di applausi scroscianti. Il premier è particolarmente orgoglioso per il reddito di cittadinanza, che contribuirà a sollevare dalla povertà oltre 5 milioni di persone. Sulle pensioni sostiene di aver pensato ai bisogni delle persone elevando le minime e riparando alle ingiustizie della legge Fornero. Poi arrivano i risarcimenti ai truffati delle banche, previsti nella Manovra e che sono un obbligo morale. E i soldi per fare tutto questo? Si troveranno e/o si faranno dei debiti. Di (s)governare così sono capaci tutti. Complimenti! Il bello è che chi alza il ditino per esprimere qualche perplessità fa la figura dell’affamatore del popolo. Ma cosa sta succedendo in Italia?