Il peggior passato democratico è meglio del vacuo presente

Sinceramente non capisco cosa ci sia di scandaloso e di censurabile nella nomina a vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura di Davide Ermini. Se ne è stato nominato componente da parte del Parlamento, significa che, come minimo, ne aveva i requisiti previsti sul piano della preparazione e dell’esperienza professionale. Mi sembra di aver capito che la sua “indegnità” a ricoprire questo importante incarico istituzionale sarebbe dovuta alla sua provenienza politica (il PD), ma ancor più alla sua affinità politica (è un renzianissimo).

C’è qualcuno in Italia che sta giocando al massacro istituzionale: la magistratura va benissimo quando mette sotto processo esponenti politici provenienti da una certa parte, cessa di essere indipendente e diventa partigiana se osa mettere sotto inchiesta qualche grillino, sequestrare i presunti fondi neri della Lega e ancor più se osa farsi presiedere da un ex-parlamentare PD.

Non conosco il curriculum di Davide Ermini e non azzardo giudizi sulla sua persona, mi limito a prendere atto che sia stato eletto da una larga maggioranza del plenum del CSM in totale autonomia rispetto agli altri organi costituzionali e sotto l’occhio vigile del Presidente della Repubblica. Fin qui il discorso istituzionale.

Dal punto di vista politico non sono ammesse fegatose discriminazioni: è ridicolo e puerile l’atteggiamento di considerare contaminato tutto quanto è stato toccato da Matteo Renzi, una sorta di Re Mida a rovescio. Posso capire la contrarietà politica, non capisco la discriminante antirenziana che furoreggia in questo periodo. Di quali delitti politici si è macchiato Renzi al punto da essere esorcizzato come il diavolo della politica italiana? Se avevo, e le avevo, perplessità sul modo di far politica di Renzi, devo rivalutarlo, tanto sono pretestuosi e assurdi i continui attacchi che gli vengono direttamente o indirettamente rivolti. Probabilmente in lui si continua a vedere l’unico antagonista possibile e, nonostante stia attraversando un periodo di magra, lo si teme, anche perché è l’unico esponente politico in grado di mettersi in gioco alla pari a livello mediatico.

Cosa c’entri tutto questo, comunque, con il CSM e il suo vice-presidente resta un mistero. Emerge prepotentemente una faziosità pazzesca coperta dal pretestuoso e forzoso discorso del cambiamento, per cui tutto quanto ha un minimo di aggancio col passato è da rifiutare e rottamare a scatola chiusa. Il cambiamento è diventato la demagogica discriminate per giudicare e scegliere. Si è sempre parlato di cambiamento e su questo concetto sono stati raccolti sbrigativi e superficiali consensi. Stiamo ben attenti però: a volte si può, anzi si deve cambiare.  Il ricambio è un principio irrinunciabile della democrazia. Nessuno però si pone seriamente la questione: si può cambiare in meglio, ma non è assolutamente garantito; cambiando si può anche peggiorare! Ed è proprio, secondo me, quel che sta avvenendo.