Il più bel Fico del bigoncio pentastellato

Se è vero, come è vero, che l’assunzione di certe cariche politiche, e non solo politiche, scatena una sorta di ridicolo delirio di onnipotenza, è altrettanto vero che esistono fortunatamente eccezioni a questa regola. Vado immediatamente al sodo: Roberto Fico. Il nuovo presidente della Camera dei Deputati, la terza carica dello Stato, sta dimostrando, pur senza abiurare alla propria fede grillina, di saper ragionare con la sua testa e di sapersi affrancare dal pesante condizionamento partitico.

Non credo si tratti del giochino del grillino buono e di quello cattivo, ma di senso di responsabilità adeguato all’importanza e delicatezza dell’incarico ricoperto. Roberto Fico ha preso una posizione ragionevole ed equilibrata durante la vicenda dei profughi bloccati sulla nave Diciotti, non facendosi scrupolo di criticare l’assurdo atteggiamento baldanzoso del ministro degli Interni e il comportamento omertoso del governo Conte. Qualcuno lo ha immediatamente mandato a cuccia, intendendo relegarlo al suo mestiere, ma, tutto sommato, non c’è riuscito e Roberto Fico ne è uscito bene, senza esagerare: ha semplicemente affermato che era il caso di far scendere dalla nave i profughi, di soccorrerli, per poi discutere chi li avrebbe dovuti ospitare. Un semplice, non banale, ragionamento di buon senso, merce sempre più rara.

Non ho elementi per giudicare se questo anomalo grillino sia il miglior Fico del bigoncio pentastellato. Non so se sia stato collocato sul più alto scranno della Camera per toglierselo dai piedi quale concorrente scomodo oppure per mostrare la faccia dialogante e buonista di un movimento arrabbiato e cattivista. Si tratta di un contrappeso rispetto all’invadenza dimaiana e di un rigurgito di autonomia rispetto alla strafottente leadership grillina e/o casaleggiana? È presto per dirlo. Posso solo esprimere un desiderio.

Il movimento tanto in auge fa riferimento a cinque stelle, che rappresentano un po’ l’affascinante libro dei sogni grillino: Acqua, Ambiente, Trasporti, Connettività, Sviluppo. Come noto, esiste il fenomeno delle stelle cadenti, che mitologicamente e religiosamente parlando, rappresentano un collegamento, un ponte tra il cielo (dove stanno le stelle) e la terra…qualcosa di celeste/immaginario che scende sulla terra, che diventa vero, qualcosa di eccezionale che diventa realtà, che si avvera. Ecco perché le stelle cadenti sono collegate all’avverarsi di un desiderio.

Fantasia per fantasia, mi piace sognare che Roberto Fico altro non sia se non una stella cadente del firmamento grillino: un ponte tra il cielo dell’antipolitica e la terra della politica, tra la protesta campata in aria e la proposta coi piedi per terra, tra la favola “dell’arrivano i nostri” e la realtà “del collaboriamo per migliorare la situazione”, tra l’impossibile colpo di spugna e il credibile cambiamento. Di fronte alla sua stella che cade esprimo quindi un desiderio: che la politica torni ad essere la base per migliorare la nostra convivenza, che si smetta di sbraitare slogan per dialogare seriamente, che si rispettino e valorizzino le istituzioni democratiche, che il popolo non venga illuso e strumentalizzato, ma concretamente interpretato nelle sue esigenze e istanze in linea con la nostra Costituzione.

Spero che il Presidente della Camera non faccia la fine prevista dal modo di dire parmigiano: “Incolar atach al mur cmé ‘na péla ‘d figh” (appiccicare al muro come una pelle di fico). Sicuramente qualcuno ci sta pensando, anche fra i suoi colleghi di partito, o movimento come dir si voglia.  Gli auguro invece di resistere, di vendere cara la sua pelle e di inchiodare al muro quanti stanno giocando a fare politica, precipitando sulla terra il cielo grillino. Può darsi si tratti della “speransa di mäl vesti, ch a faga un bón invèron”.