Se Fitch piange, l’elettore ride

Fitch conferma il rating dell’Italia a BBB, ma rivede l’outlook che da “stabile” passa a “negativo”. Il debito pubblico italiano rimarrà molto elevato, lasciando il Paese più esposto a potenziali shock, afferma l’agenzia di rating in una nota. Fra le criticità indicate, la natura nuova e non collaudata del governo, le considerevoli differenze politiche fra i partner della coalizione, e le contraddizioni fra gli elevati costi dall’attuazione degli impegni presi nel “contratto” e l’obiettivo di ridurre il deficit pubblico. Non è chiaro come queste tensioni politiche saranno risolte. Non ci aspettiamo che il governo dell’Italia duri l’intero mandato e vediamo un aumento della possibilità di elezioni anticipate dal 2019. Lo afferma sempre Fitch in una nota. Il rischio di elezioni anticipate renderà più difficile per i partiti fare compromessi che alienino le loro basi politiche, sostiene l’agenzia di rating.

Non ci voleva un’agenzia di valutazione, vale a dire una società che assegna un giudizio (rating) riguardante la solidità e la solvibilità di una società emittente titoli sul mercato finanziario, per elaborare il voto e le preoccupazioni di cui sopra relativamente all’Italia. Mi sembra l’uovo di Colombo. A parte l’affidabilità di questi soggetti, che in passato ne hanno azzeccate poche, a parte i loro conflitti di interesse, a parte il fatto che si tratta comunque di opinioni più o meno autorevoli e motivate, il quadro che ne esce è piuttosto scontato nella sua sconfortante prospettiva.

Detto fuori dal linguaggio felpato, in buona sostanza Fitch ritiene l’attuale governo incompetente ed inesperto, la coalizione che lo sostiene un’armata Brancaleone, il suo contratto costitutivo un libro dei sogni, il quadro politico assai precario e fatalmente indirizzato ad elezioni anticipate. Insomma, tutto molto incerto e rischioso. Ricordiamo cosa dicevano certi insegnanti: gli ho dato uno striminzito sei con tre meno, ma se continua così la bocciatura è assicurata. Se i mercati finanziari si lasceranno influenzare da questo giudizio, stiamo freschi.

O riteniamo queste agenzie di rating un coacervo di affaristi inconcludenti e prezzolati o ci sarebbe da riflettere profondamente. E gli elettori italiani, che sono anche risparmiatori, lavoratori, imprenditori, professionisti, cosa penseranno? Qualcuno farà loro credere che trattasi di opportunistici amici dei poteri forti, che legano l’asino dove vuole il padrone. Facciamo finta che sia la verità, ma, quando è stata iniziata questa avventura governativa, i protagonisti sapevano perfettamente di dover fare i conti con un sistema che, volenti o nolenti, ha certe regole e certe istituzioni.

Non sarà certo Fitch a far cadere questo governo o a far cambiare idea agli elettori italiani, che hanno tutto il diritto di fregarsene altamente delle agenzie di rating, dei commissari europei, dei mercati finanziari, delle opinioni degli addetti ai lavori. Vorrei capire però una buona volta su quali basi la gente ha messo e tiene in piedi questo governo di cambiamento. Per mandare a casa gli immigrati? Per essere più sicuri contro la delinquenza? Perché Salvini parla da uomo della strada? Perché Di Maio (s)parla bene? Perché Beppe Grillo è bravo a prendere tutti per i fondelli. Il voto a Berlusconi nel 1994 ed anni successivi era motivato dal seguente ragionamento: se è stato capace di fare i propri affari, sarà in grado di fare anche i nostri. Non vorrei che il voto a Lega e M5S fosse motivato da un analogo ragionamento: se sono così capaci di fare ridere, saranno in grado di consolarci e tenerci su di morale.