I ladri di Pisa litigheranno di notte

Come si suole dire, le disgrazie non vengono mai da sole e infatti sono drasticamente convinto che l’attuale governo segni proprio la combinazione tra due sciagure politiche. A volte occorre scegliere il male minore: nel caso dell’operazione giallo-verde, non saprei sinceramente a quale parte affidarmi. Cosa accomuna l’attuale Lega al Movimento Cinque Stelle? Tutto e niente. La smania di cavalcare la sfiducia e la protesta, mettendo ad esse la sella del populismo e/o del sovranismo, rappresenta il collante tattico di due forze politiche, che aspirano ad egemonizzare il consenso derivante dalla progressiva perdita popolare di fiducia nella politica e, prima ancora, il progressivo affievolimento della coscienza individuale e collettiva. Un simile disegno può tatticamente reggere per poco tempo, infatti strategicamente, prima o poi, emergeranno le contraddizioni e i ladri di Pisa finiranno col litigare di giorno, ma anche di notte.

Faccio un esempio. L’anti-immigrazione non regge dal punto di vista umanitario (lo stiamo vedendo con la vicenda della nave Diciotti), non tiene dal punto di vista razionale (non si può risolvere un’emorragia solo col cotone emostatico), non può costituire un dato politico (una qualche soluzione condivisa al problema  deve essere trovata), non rappresenta il punto d’attacco dell’anti-europeismo (l’Ue ha frecce molto appuntite al suo arco), non consente alleanze a livello internazionale (se ognuno guarda in casa propria, le intese tra Stati non saranno mai possibili). La linea dura contro l’immigrazione è solo una pretestuosa illusione spinta al limite del razzismo. Questa impostazione può andar bene per imporre a breve la dittatura leghista, ma non può pagare il conto grillino ben più complesso ed articolato.

Salvini su questo tema gioca all’attacco, i pentastellati giocano a fare melina: dal momento che sono parte della stessa squadra e non hanno neanche uno straccio di allenatore che tenti di impostare un modulo di gioco comune, prima o poi lo scontro dovrà avvenire. Un’avvisaglia c’è nell’affondo giudiziario con tanto di indagine a carico di Salvini per il suo comportamento nella vicenda Diciotti. Come può  il M5S  far finta di niente con un ministro che sfida la magistratura dicendo oltre tutto di avere dalla propria parte 60 milioni di italiani (meno uno, il sottoscritto…). Come la mette con la pregiudiziale giustizialista, che costituisce un presupposto ideologico del movimento grillino condito in salsa travagliana? Come può Luigi Di Maio cercare la pagliuzza nell’occhio calendiano della illegittimità della procedura per il salvataggio dell’Ilva e non vedere la trave nell’occhio salviniano della violazione costituzionale nel trattamento degli immigrati? Passi per le travi raggiane e per quelle di grillini a denominazione di origine non controllata. Ma su Salvini non si può. Eppure le acrobazie verbali dimaiane sembrano salvare la capra governativa e i cavoli del codice etico. Marco Travaglio consiglia di mollare alla svelta il naufrago fra i naufraghi, prima che tiri sotto quanti gli sono legati. Il problema è che nessuno sa nuotare e tutti sono solo capaci di irridere ai bagnini passati. E Beppe Grillo cosa ne pensa? Risolverà tutto Casaleggio junior?

Qualcuno sostiene che il redde rationem tra i protagonisti di questo ignobile connubio sia l’appuntamento elettorale europeo del prossimo anno. Può darsi. Il problema però è se questi incompetenti in mala fede, prima di sfasciare la loro alleanza, sfasceranno in tutto o in parte l’Italia. “Sento l’orma dei passi spietati” di chi ritiene un niente ciò che stanno combinando rispetto ai disastri precedenti. Di errori nel passato ne sono stati fatti tanti, ma guardando la storia possiamo collocarli e contestualizzarli in un cammino di progresso e di pace. Gli errori gravissimi che si stanno profilando sono invece distruttivi dei presupposti su cui abbiamo costruito il nostro cammino: un conto è far crollare una parete divisoria, un conto è abbattere i muri maestri o addirittura distruggere le fondamenta.