I giovani cantano, il papa graffia e le donne aspettano

“La Chiesa portatrice della Parola di Dio in terra, sembra sempre più distante e chiusa nei suoi rituali. Gli inutili fasti e i frequenti scandali rendono ormai la Chiesa poco credibile ai nostri occhi”. Ho colto questo passaggio dagli interventi dei giovani dialoganti con papa Francesco, durante la veglia di preghiera svoltasi a Roma al Circo Massimo, quale preludio in vista del Sinodo sui Giovani che si terrà il prossimo ottobre.

Purtroppo anche questo raduno si è rivelato piuttosto rituale e poco spontaneo: prevaleva la preoccupazione di dare un’immagine ordinata. Contestare sì, ma con i dovuti modi. Non voglio pretendere troppo, anche se qualcosa di immediato e dissacrante lo avrei colto molto volentieri. Ai miei tempi, quando ero giovane… Il papa in premessa alle sue risposte, quasi a volere mitigare il clima preconfezionato che si respirava, ha detto: «Buona sera, vi dico la verità: io conoscevo le domande e ho fatto una bozza di risposta, ma anche – sentendo loro – aggiungerei spontaneamente qualche cosa. Perché il modo in cui hanno fatto le domande va più in là di quello che è scritto». Il papa mi ha quindi letto nel pensiero.

Ma vediamo la risposta di Bergoglio al giovane, di cui ho sopra riportato un breve passaggio interrogante: «Io penso tante volte a Gesù che bussa alla porta, ma da dentro, perché lo lasciamo uscire, perché noi tante volte, senza testimonianza, lo teniamo prigioniero delle nostre formalità, delle nostre chiusure, dei nostri egoismi, del nostro modo di vivere clericale. E il clericalismo, che non è solo dei chierici, è un atteggiamento che tocca tutti noi: il clericalismo è una perversione della Chiesa». Il papa ha effettivamente tenuto fede alla preoccupazione di andare al di là di quel che era scritto, si è rivelato il vero giovane di quel raduno, un giovane papa di 82 anni, che dà dei punti ai ragazzi accorsi al suo invito. Lui è davvero capace di rompere il protocollo: ha cominciato così il suo pontificato e lo continua così.

Aiutiamolo però. Ce lo chiede continuamente. Quell’insistente “pregate per me” ha anche il significato di una sollecitazione a spingerlo, a sostenerlo, a provocarlo. Lo facciamo poco: aspettiamo la pappa pronta. Persino i giovani: cantano, ballano, pregano, ma fanno fatica ad essere graffianti. Paradossalmente un ultraottantenne papa sta insegnando ai giovani ad essere giovani, ai laici ad essere laici. Diamoci quindi una mossa, non pretendiamo troppo da lui. C’è un fronte su cui papa Bergoglio stenta a fare da battistrada: quello delle donne e della loro partecipazione alla Chiesa. Su quel terreno l’arretratezza è talmente vistosa da paralizzare persino le più rette intenzioni di un papa innovatore. Mi permetto di aspettarlo al varco.

Le donne! Come dice l’Antico Testamento, le spose di Dio nella giustizia e nel diritto, nell’amore, nella benevolenza e nella fedeltà. Le vergini sagge del Vangelo, che vanno incontro allo sposo con le lampade accese e pronte ad entrare con lui alle nozze. Le prime, vere, autentiche testimoni della Risurrezione, sempre bistrattate dalla Chiesa, nonostante l’opzione preferenziale e rivoluzionaria verso di esse fatta da Gesù. Le donne! Torturate, violentate, stuprate, perseguitate, deturpate, ammazzate. Abbiamo un debito enorme verso di esse.  Abbia il papa il coraggio di cominciare a saldare questo debito. Chiediamoglielo a gran voce!