In serie A, ma solo un pochettino

Il grande Enzo Biagi citava spesso un aneddoto in cui una madre premurosa e perbenista, di fronte alla giovanissima e nubile figlia incinta, ammette con la gente: “Sì, è incinta, ma solo un pochettino…”. Il Parma calcio, nella scorsa stagione in serie B, in vista dell’ultima partita di campionato con lo Spezia, per ottenerne un atteggiamento compiacente e remissivo, ha commesso un illecito sportivo, seppure per il tramite di un suo giocatore? Stando alla sentenza del tribunale federale, alquanto prevedibile e quasi annunciata, che lo condanna a scontare cinque punti di penalizzazione, salva restando la promozione in serie A, si potrebbe rispondere: “Sì, ha brigato, ma solo un pochettino”.

Una sentenza del piffero, che tenta di salvare capra e cavoli, che vuole dare ad intendere una certa qual intransigenza, temperata dalla “ragion di calcio”. Se Il Parma ha commesso (o tentato) un illecito doveva essere punito per il campionato appena terminato, falsato nel suo risultato finale delle promozioni in serie A. Se invece non ha commesso un illecito, doveva essere assolto, punto e stop. Il discorso di Calaiò è ancora più ridicolo, ma evidentemente lui non rientra nel discorso della ragion di calcio e deve pagare comunque e fino in fondo. Sarebbe divertente leggere le motivazioni di questa sentenza, ma, seppur in pensione, ho di meglio da fare ed a cui pensare.

Nell’autentica sarabanda di verdetti, con relativo balletto di squadre fra le diverse serie, c’è da ridere: ne esce un quadro squallido per le società sportive, ma anche per chi governa il sistema e per chi amministra la giustizia sportiva. E non è finita, perché gli ulteriori gradi di giudizio potrebbero riservare sorprese. Mi sembra che il Parma parta con un handicap e con un marchio “infamante”, che la dicono lunga: sarà probabilmente la cenerentola destinata a retrocedere (var o non var). Non so cosa ne penseranno i tifosi. Meglio lasciar perdere: la loro non è comunque una voce neutrale e quindi…tanto vale puntare a vincere l’oscar del fair play.

Se devo essere sincero, da tanti anni non seguo il Parma con interesse e partecipazione: il ritorno di Nevio Scala mi aveva illuso, ma purtroppo non è andata come avrei sperato. Ho smesso di seguire il Parma, quando era in auge sotto la cappella tanziana. Durante una combattutissima partita casalinga con la Lazio mi ritrovai a soffrire troppo e mi chiesi: ma cosa c’azzecco io col Parma di Tanzi, soffra lui… Fui facile autoprofeta e da allora non ho più messo piede allo stadio Tardini. Chissà che questa partenza ad handicap riservata ai piccoli non mi ridia la voglia di urlare forza Parma in faccia ai grandi. Sarà difficile anche perché i piccoli finiscono col fare il verso ai grandi e allora…vadano tutti a quel paese!