Il mercato divora i suoi figli

Un tempo si diceva “Fäls cmé ‘na lapida”, dando per scontato che sui monumentini e monumentoni cimiteriali si scrivesse un sacco di balle per elogiare sempre e comunque il morto che giace, mentre il vivo (non) si dà pace e tenta di farsi perdonare a suon di bugie pietose. Oggi addirittura non si aspetta nemmeno la morte del personaggio per elaborarne il panegirico, non si ha la pazienza di tenerlo pronto per il momento del trapasso, si spara subito il pistolotto di maniera, non appena si profila la seria possibilità del decesso. Tutto si deve consumare in fretta, magari in anticipo, in una paradossale corsa in cui anche la morte arriva con le trombe mediatiche già in funzione.

È successo a Sergio Marchionne. Non solo la sua azienda non ha potuto aspettare nemmeno un attimo e lo ha sostituito su due piedi: l’economia ha le sue leggi e non può attendere, il mercato non transige e pretende protagonisti in perfetta efficienza. Anche il baraccone mediatico, in cui viviamo, è partito in quarta e gli ha confezionato fior di pistolotti celebrativi da far invidia ai vivi ed ai morti. Con il piccolo particolare che Sergio Marchionne non è ancora morto, ma il suo maglione lo hanno già messo in naftalina, anzi lo stanno mettendo all’asta ben prima del tempo. Non so se lui abbia la possibilità di leggere questi discorsi, forse ne sorriderebbe con il giusto distacco.

FCA ha il nuovo amministratore delegato che esibisce il suo curriculum: sembra un trattatino di organizzazione aziendale. Le notizie del peggioramento delle condizioni di salute di Marchionne non dicono nulla della sua malattia, ma fanno il rendiconto del suo business plan.   Non interessa nulla lo stato di vita di questo personaggio, costretto al letto dopo tanta attività, ma si guarda con apprensione ai cambiamenti nel mondo dell’auto, al mutamento degli equilibri di questo importantissimo settore economico.

Marchionne non è ancora morto, ma è già morto, si sbrigasse quindi a farlo per consentire un pieno e totale riassetto economico e mediatico. Il mondo economico consuma anzitempo i suoi protagonisti, divora i suoi figli (la mitologia si fa storia), riduce le persone, piccole e grandi, a burattini inanimati da riporre nelle cassapanche aziendali e mercatali.

Lunga vita a Marchionne! Chissà che non possa diventare il Gianni Schicchi di se stesso, della Fiat, della Ferrari, dei poteri economici, delle prassi mediatiche, di un mondo in cui sta diventando sempre più difficile vivere e morire. E chi era Gianni Schicchi e chi è Marchionne: ne parleremo un’altra volta.