Le candeline sulle torte dei ministri dell’Interno

In concomitanza con il 69esimo compleanno del ministro dell’Interno della Germania, Horst Seehofer, 69 afghani sono stati rimpatriati dalla Germania: occasione, mi auguro non espressamente voluta e procurata, per una cinica e vomitevole soddisfazione espressa dal governante tedesco, un fautore della linea dura in materia di immigrazione. Purtroppo però è successo uno “spiacevole” incidente: uno dei 69 afghani rimpatriati, un richiedente asilo rispedito in patria, si è suicidato, disperato per il ritorno in Afghanistan, un paese insicuro in cui la vita è un dramma da cui fuggire. Un tempo per celebrare certi eventi riguardanti i capi di stato si sparavano delle salve di cannone: ebbene questa volta la cannonata non era a salve, ma è andata a sbattere contro un povero diavolo, colpevole solo di avere chiesto aiuto a un paese sedicente democratico.

La soddisfazione si è strozzata in gola al ministro tedesco, il giubilo si è trasformato a dir poco in rammarico: «Si tratta di un evento profondamente spiacevole, e dovremmo affrontarlo in modo corretto e rispettoso». Meglio tardi che mai! Naturalmente è partita la bufera con richieste di dimissioni per indegnità morale e per incompatibilità costituzionale. Non è corretto giudicare sul piano etico, ma a volte mi chiedo come certi politici democratici – non penso ai dittatori sanguinari e feroci – possano sentirsi a posto in coscienza   dopo aver preso, direttamente o indirettamente, certe decisioni o aver girato il capo dall’altra parte di fronte a certi drammi umani. Voglio essere generoso: forse non se ne rendono conto.

Possano esistere approcci diversi al problema immigrazione. Non accetto però la faciloneria con cui viene affrontato questo tema, che incide sulla pelle di tante persone richiedenti aiuto. L’arroganza, la presunzione, la demagogia con cui si pretende di governare questo fenomeno mi lasciano letteralmente basito. Mi auguro che l’incidente etico capitato a Horst Seehofer faccia riflettere anche e soprattutto chi a lui guarda con interesse e simpatia. Non differiscono molto dalle sue demenziali dichiarazioni (delle 69 candeline accese a sua insaputa (?) sulla torta di compleanno, una si è spenta senza la tradizionale soffiata del festeggiato), quelle che ogni giorno ci vengono propinate dal ministro Salvini e da chi gli tiene bordone. Vuole chiudere i porti persino alle navi nazionali, come la “Diciotti” della Guardia Costiera Italiana ed al loro carico di immigrati, poi ripiega su un altro spot, vale a dire vedere in manette gli immigrati presunti rei di aggressione sul rimorchiatore Vos Thalassa (a proposito, il ministro delle infrastrutture Toninelli confonde un rimorchiatore con un incrociatore: andiamo proprio bene).

Forse Salvini fa finta di non capire la tensione presente nel mar Mediterraneo con gente alla disperata ricerca di un’ancora di salvezza: pretende che questi disgraziati usino i guanti bianchi? Sono stati salvati in mare dalla Vos Thalassa e stavano per essere riconsegnati a una motovedetta libica. Avevano l’acqua alla gola e noi sventoliamo loro il galateo del mare?   Con una circolare ai prefetti diamo un giro di vite alla concessione dello status di rifugiato; puntiamo alle intese a tre (Italia, Austria, Germania) per formare un “asse di volenterosi” per arginare i flussi migratori al grido di “Meno migranti, meno sbarchi, meno morti”. Stiamo vaneggiando. Gino Strada sostiene che siamo arrivati al punto in cui chi aiuta compie un atto criminale, vince chi sputa veleno e odio su tutti, un buffoncello si permette di fare lezioni morali sul lavoro di Emergency. Sono d’accordo con Strada: siamo caduti in basso ed il grave è che ci stiamo bene. Buon compleanno a Horst Seehofer e a Matteo Salvini per il suo prossimo genetliaco del 9 marzo, quando compirà 46 anni e speriamo abbia il buongusto di non festeggiarli con il rimpatrio di 46 disgraziati malcapitati sotto le grinfie di un assurdo ministro.