Un Conte senza infamia e senza lode

Ero stato nominato sindaco di una importante associazione regionale fra enti pubblici. Alla prima riunione di consiglio piantai una grana piuttosto seria in materia di approvazione del bilancio. In molti si spazientirono, erano infatti abituati a revisori dei conti politicizzati, che svolgevano la loro funzione quasi come amministratori di serie b, che interpretavano il loro ruolo in chiave politica prescindendo dalla competenza ed esperienza professionale. Feci, tutto sommato, un figurone. Il direttore, uomo di notevole livello, mi si avvicinò e si congratulò per il piglio con cui mi ero inserito nei lavori di questo ente. Un simpatico amministratore parmense mi sussurrò all’orecchio: «Ti sei presentato, non potranno certo dire che sei un incompetente capitato per caso in un consesso politico…».

Ho ripensato a questa mia esperienza politico-professionale seguendo sui media il debutto del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte al Consiglio d’Europa riunito a Bruxelles. Dalle ricostruzioni filtrate sembra che Conte si sia impuntato su diversi aspetti in discussione, irritando non poco alcuni leader europei abituati a ben altro clima ed a procedure molto più soft. Scrive Marco Galluzzo, inviato a Bruxelles per il Corriere della Sera: “Il presidente del Consiglio non solo mette tutto in discussione, ma stravolge anche l’ordine dei lavori. Macron alza la voce, perde la pazienza, si rivolge a Conte in questo modo: «Non sai come funziona un Consiglio europeo! Ci sono delle regole, non ci si comporta in questo modo». Per un attimo intorno al tavolo dei capi di governo e di Stato scende il gelo. La filippica del presidente francese sulle regole non è breve ed è inedita, anche per il tono. Il presidente del Consiglio non perde la pazienza, aspetta che il capo dell’Eliseo si calmi. Angela Merkel si guarda intorno smarrita. Alcuni sorridono. Giuseppe Conte replica a modo suo, richiamandosi alla professione precedente: «Io sono un avvocato e so che se un documento ha un numero di protocollo, quel documento si discute e si approva tutto, non a pezzi». Insomma non arretra. Sono i momenti più drammatici di un vertice in cui l’Italia è indubbiamente protagonista”.

Confesso di avere avuto un sussulto di simpatia e comprensione verso il presidente Conte: ha fatto bene a presentarsi in assetto professionale e non come apprendista stregone della politica. Però bisogna stare attenti: conosco un dirigente che va alle riunioni politico-organizzative con il codice civile in mano. Non è possibile metterla su questo piano. Bisogna avere la capacità di coniugare la preparazione tecnico-professionale con l’abilità politica, altrimenti si fa una figura da cioccolatini. Aggiungo che se uno entra a gamba tesa deve essere sicuro di quel che fa e dice, altrimenti si espone al rischio del ridicolo e della commiserazione da parte dei supponenti e smagati colleghi. Temo che il debutto di Giuseppe Conte a livello europeo non sia stato entusiasmante, non tanto per le incazzature di Macron (i piccoli di statura non si smentiscono mai), non tanto per gli imbarazzi merkelliani (ha tali e tanti problemi in casa sua da non potersi scandalizzare dei nostri), non tanto per gli atteggiamenti di sorpresa di quanti fanno i lupi a casa loro per diventare pecore in quel di Bruxelles. Mi preoccupano lo splendido isolamento italiano e la velleitaria presunzione di poter cambiare tutto e subito.

Berlusconi aveva debuttato in modo assai peggiore come presidente del Consiglio, inaugurando al Parlamento europeo la presidenza di turno italiana, non trovando di meglio che insolentire il capogruppo socialista, il tedesco Martin Schulz, proponendolo per il ruolo di kapò in un film sui campi di concentramento nazisti. Fu la prima di una serie di gaffe sfociate nella combinata derisione di Merkel e Sarkozy ai suoi danni. Se non altro, almeno Giuseppe Conte non ha dato del “collaborazionista” a Macron. Gli ultimi presidenti del Consiglio dei governi di centro-sinistra, hanno affrontato il ruolo con stile e misura (forse fin troppa). È presto per giudicare Conte, al quale darei uno striminzito sei con tre meno.

Prescindo volutamente dai contenuti degli accordi intervenuti: nessuno è in grado di valutarne la portata, serve tempo per verificare la loro tenuta nella concretezza dei problemi e dei rapporti. Tutto sommato pensavo di peggio, anche perché, in effetti, nessuno può darci lezioni in tema di solidarietà europeistica. Mi auguro che il premier italiano, il quale sembra abbia saputo, in un certo modo, tenere testa ai suoi colleghi europei, abbia il coraggio di fare altrettanto con i ministri del suo governo italiano.  Non gli sarà facile. Auguri.