Dottor Jekyll, mister Hyde, Musetta, Alcindoro e gli italiani

Ho appena ascoltato il discorso fatto alla Camera dei Deputati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista della riunione del prossimo Consiglio d’Europa. Al di là di una certa genericità onnicomprensiva e della discutibilità dei contenuti, mi sentirei di giudicarlo “ragionevole” nello stile e nei toni. E allora mi sono chiesto: dove finisce l’arrogante e fastidiosa aggressività populista dei suoi vice, in particolare di Matteo Salvini, il quale punta a fare innanzitutto l’arruffapopolo leghista, poi il presidente del Consiglio e, a tempo perso, il ministro degli Interni?

È una storia vecchia quella di attaccare duramente, di strappare, per poi mettere in campo i ricucitori e i rammendatori della situazione. Si grida per fomentare e sfogare le paure degli italiani, poi mister Hyde ridiventa il dottor Jekyll ed espone il volto presentabile del governo soprattutto a livello europeo ed internazionale. È un giochetto tattico, che funziona o dovrebbe funzionare per poco tempo. Quando Silvio Berlusconi scese in politica, gli esperti della comunicazione che gli prepararono le ricette per catturare il consenso, gli dissero che gli escamotage gli avrebbero garantito la vittoria elettorale, ma nel giro di sei mesi l’effetto sarebbe svanito, la gente si sarebbe svegliata ed allora…sotto con nuove illusioni e giochi di prestigio. Fino a quando?   Non è ancora finita! Sono cambiati i protagonisti principali, sono mutati gli scenari, sono variati i problemi, ma lo stile è rimasto quello. Allora Berlusconi lasciava che Bossi abbaiasse alla luna della secessione per poi tacitarlo politicamente e soprattutto economicamente. Oggi Salvini, bisogna dargliene atto, non abbaia alla luna come il suo illustre predecessore, abbaia per mostrarsi forte come fanno i cani. Nel canile italiano il gioco sta funzionando, mentre in quello europeo ci sono cani che sanno abbaiare meglio di lui. Allora meglio smorzare i toni, abbassare la voce, discutere pacatamente.

Tra un’abbaiata di Salvini e una mugolata di Conte andremo avanti (si fa per dire) un po’ di tempo. Nel secondo atto di Bohème, il capolavoro di Giacomo Puccini, i quattro squattrinati aspiranti artisti, nella serata della vigilia di Natale, spendono e spandono, ma alla fine arriva il conto da pagare. Il denaro non c’è più, è sparito. Per loro fortuna interviene la simpatica e trasgressiva amica Musetta, che riesce ad accollare il debito al suo occasionale e rimbambito accompagnatore. Nel caso italiano non vedo alcuna Musetta di turno e soprattutto non vedo alcun Alcindoro disposto a farsi fregare clamorosamente. Arriverà il conto: non so sinceramente fra quanto tempo, dipende tutto dall’abilità mugolante di Conte. Il governo italiano frugherà nelle tasche degli italiani, i quali proveranno ancora ad abbaiare, ma nessun Stato europeo si spaventerà: i Paesi forti rideranno perché il più forte ha sempre ragione, quelli deboli taceranno perché avranno i loro conti da pagare, Trump avrà trovato ben altre sponde su cui schizofrenicamente basarsi e non esiterà a “mollarci”, Putin se la caverà con una pacca mafiosa sulle nostre spalle. A Conte rimarrà in mano il cerino e forse maledirà il giorno in cui gli venne voglia di amoreggiare con il M5S e di scherzare con la Lega.