Il sondaggismo che tacita le coscienze

Scusi lei è favorevole o contrario? A cosa? Non lo so, ma poco importa. Ormai è vietato ragionare, è fondamentale schierarsi. Mi viene in mente come reagì ad una simile domanda il mio indimenticabile professore di italiano. Erano i tempi del referendum sul divorzio e rispose all’incolpevole intervistatore: «Tu sei un cretino!». Per poi aggiungere davanti al microfono dello sbigottito sondaggista: «Amo mia moglie e quindi sono personalmente contrario al divorzio. Ma l’introduzione di questo istituto risponde ad esigenze civili e come tale deve essere giudicato…». Ben detto non c’è che dire. Tutto ciò sta a significare che sono allarmanti, ma lasciano il tempo che trovano, i risultati del sondaggio in base al quale quasi il 60% degli italiani sarebbe favorevole alla chiusura dei porti verso le navi delle organizzazioni non governative, cariche di immigrati raccolti in mare aperto. Sembrerebbe un applauso scrosciante alla (non) politica inaugurata dal neoministro degli Interni Matteo Salvini. In realtà tale sondaggio è falsato e gonfiato per tanti motivi.

Davanti ad un problema enorme, non tanto per le dimensioni emergenziali, comunque piuttosto limitate, ma per la sua portata storica e inarrestabile, si preferisce voltarsi dall’altra parte criminalizzando le ong, perché hanno l’ardire di buttarci in faccia una triste realtà, di richiederci una forte e seria assunzione di responsabilità: chi ci dice nei denti le verità scomode è sempre antipatico se non odiato. Le ong vengono esorcizzate quali organizzazioni d’affari speculanti sui traffici in mare degli immigrati abbandonati dagli scafisti. Che una organizzazione non governativa tedesca abbia apostrofato come fascista il vice-premier italiano Matteo Salvini è pazzesco, ma ben più pazzesco è il fatto che questa ong, pur esagerando nei toni, non abbia tutti i torti nella sostanza.

L’Italia non è l’unica o la più generosa e accogliente sponda per gli immigrati: i dati complessivi della presenza sul territorio europeo non dicono questo. Tuttavia in materia di prima accoglienza gli altri Stati europei sono in grave difetto: con i loro clamorosi ritardi, con le loro reazioni stizzite, con le loro ondivaghe prese di posizione, finiscono col dare ragione a Salvini, gli stanno confezionando un perfetto assist. L’opinione pubblica italiana risente quindi di questo clima del “soli contro tutti” ed è spinta a reagire in modo irrazionale e a seguire pedissequamente chi fa la voce grossa.

Secondo il ministro degli Esteri Moavero Milanesi il duro indirizzo adottato dall’Italia servirebbe a scuotere le coscienze dei governi: sarà una bella gara scuotere le coscienze altrui, rendendo dure ed indifferenti le proprie. Si sta facendo un gran polverone politico e diplomatico sulla pelle di persone disperate richiedenti aiuto. Potrà essere vero e ragionevole che non si possa accoglierle tutte indistintamente, ma non partiamo dalla fine, prima analizziamo il fenomeno e cerchiamo di gestirlo a livello europeo senza fughe all’indietro, partendo dall’idea di fare comunque qualche sacrificio e consapevoli che il respingimento tout court non è una risposta accettabile da nessun punto di vista, men che meno per provocare chi tende alla latitanza. Non si può giocare sulla scacchiera europea e africana o a battaglia navale sui porti del mediterraneo. L’opinione pubblica italiana, come tutte le opinioni pubbliche dei paesi europei, non mi sembra in grado di tranciare giudizi secchi: va considerata nel suo grave sintomo di un malessere egoistico tutto da capire e da approfondire, a cui occorre prestare critica attenzione e dare risposte plausibili, senza cavalcarlo spregiudicatamente nelle sue manifestazioni istintive ed irrazionali.