In balìa delle onde

Papa Francesco, con evidente allusione alla vicenda della nave Aquarius con immigrati alla disperata ricerca di un porto europeo a cui fare scalo, ha invitato a non lasciare nessuno in balìa delle onde. Prima o poi sono sicuro che anche lui si prenderà la sua dose di rimbrotti salviniani. Perché mentre i leghisti, con accompagnamento musicale dei grillini, cantano agli uomini le loro canzoni, il Papa canta agli angeli le sue orazioni (Gioconda di A. Ponchielli, libretti di Arrigo Boito, atto primo).

A proposito dell’essere in balia delle onde non mi sono mai sentito solidale con gli immigrati come in questo periodo: loro soffrono questa drammatica situazione in senso proprio, io la soffro in senso figurato; loro fuggono dalla disperazione e rischiano di trovarne una ancora maggiore, io mi sento precipitare dalla padella dell’inconcludenza politica alla brace della rivoluzione dell’antipolitica; loro chiedono materialmente una mano che li salvi dal mare in cui si sono avventurati per fuggire dalle sicure prospettive di morte per guerra, fame, tortura, io grido come non mai alla politica, quella vera, di fare un passo avanti e di liberarmi dalla confusione in cui siamo precipitati.

Il compianto Marco Pannella faceva una originale distinzione della classe politica fra coloro che non sono capaci di niente e quanti sono capaci di tutto: le due categorie andrebbero leggermente aggiornate e mischiate, perché purtroppo i capaci di niente si candidano a risolvere tutto e i sedicenti capaci di tutto non riescono a combinare nulla. C’è uno spaventoso clima contraddittorio che avvolge tutto e tutti. A livello internazionale gli Usa di Donald Trump da una parte sembrano puntare alla coesistenza pacifica con i nemici storici (Cina, Russia, Corea del Nord), dall’altra mettono seriamente in discussione i legami con gli alleati storici (Europa); da una parte puntano a depotenziare l’arsenale nucleare collocato in pole position (Corea del Nord), dall’altra rimettono in discussione gli accordi recentemente stipulati in tal senso (Iran); da una parte  sembrano strizzare l’occhio ai Paesi arabi, dall’altra provocano assurdamente i palestinesi con  lo spostamento a Gerusalemme dell’ambasciata americana e il riconoscimento a tale città del ruolo di capitale di Israele; da una parte sembrano dialogare con la Cina e poi innescano una sconvolgente guerra dei dazi con tale Paese.

Ma veniamo a noi. Avremmo tutto l’interesse a trovare accordi con i Pesi mediterranei per superare la posizione di debolezza all’interno dell’Unione Europea, riformandola e ristrutturandola, e per gestire in modo razionale e solidale il fenomeno migratorio, invece, in modo a dir poco scriteriato, tendiamo ad un asse privilegiato col gruppo di Visegrad, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, i cosiddetti Paesi sovranisti, l’insieme delle nazioni che non vogliono ospitare migranti, coloro che hanno intenzione di destrutturare l’Unione Europea dall’interno.  Guai se qualcuno osa criticare il nostro modo sguaiato di affrontare l’emergenza immigrazione e poi è tutto una pesante critica al volontariato e alle imprese sociali impegnata nell’accoglienza agli immigrati e alle ong impegnate nel salvataggio. Cavalchiamo spudoratamente la paura dell’immigrato che ci danneggia e ci sconvolge e non guardiamo ai nostri connazionali che li sfruttano vergognosamente e soprattutto agli italiani che usufruiscono correttamente dei loro servizi. Li consideriamo un peso insostenibile per le finanze pubbliche, quando le cifre dimostrano che la partita immigrati è a nostro favore (è più quel che versano nelle nostre casse di quanto prelevano in termini di assistenza e protezione).

Ecco perché mi sento in balia delle onde culturali e politiche e, siccome soffro maledettamente il mal di mare, ho frequenti crisi di vomito, soprattutto quando vedo e sento certi personaggi. Quelli che un giorno attaccano la Francia, rea di dire qualche verità sul nostro comportamento, e il giorno dopo corrono all’Eliseo per stringere la mano ai cugini d’oltralpe. Quelli che vogliono la botte piena degli aiuti Ue e la moglie ubriaca di antieuropeismo. Quelli che “onestà, onestà” e poi piantano scivoloni pazzeschi sulle bucce di banana della corruzione. Quelli che spendono 100 euro per il “cappottino del cane” e preferiscono lasciar morire i loro simili in terra e in mare.