Corruzione all’ultimo stadio

Sorprende che nella realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, opera discussa e controversa, siano annidate vicende di associazione per delinquere finalizzate alla commissione di condotte corruttive e di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione: nove arresti (un imprenditore, cinque suoi collaboratori, tre persone riconducibili alla politica; gli indagati sono ventisette tra cui politici appartenenti a diverse aree.

Ho usato la parola sorprendente non perché io sia un ingenuo, ma perché mi sembra strano che il comune di Roma, già nell’occhio del ciclone per altre questioni giudiziarie, non abbia sorvegliato adeguatamente su una vicenda importante e peraltro messa fin dall’inizio nel mirino della critica a livello politico, urbanistico, ed amministrativo. Un secondo motivo di sorpresa sta nei tempi dell’inchiesta che, stando alle notizie che si sentono e si leggono, riguarderebbe tra l’altro, un faccendiere legato al movimento cinque stelle e tangenti destinate ai due partiti che formano il governo appena insediato: una sorta di altolà giudiziario alla credibilità di chi sbandiera il cambiamento e si troverebbe impelagato nella continuità corruttiva?

Non sono solito rovistare nelle inchieste giudiziarie per placare la sete di pulito: staremo a vedere come evolverà la situazione. Abbiamo visti troppi e gravi tiramolla giudiziari con assoluzioni finali. Sono consapevole della estrema delicatezza e complessità delle procedure amministrative, nelle quali ci vuole un attimo a finire nei guai per atti compiuti in buona fede. Voglio concedere sempre e comunque a tutti la possibilità di difendersi e quindi aspetto prima di sputare sentenze e di comminare condanne sommarie e non sopporto le improvvisate gogne mediatiche. Quando un politico o una parte politica finiscono in guai di carattere giudiziario, mi viene spontaneo tenere ben distinti i due piani, quello della, anche spietata, critica politica, da quello della strumentale spalmatura di fango.

Due ragionamenti politici comunque si impongono. Il primo riguarda l’attuale amministrazione capitolina: il comune sarebbe pronto a sospendere il progetto. Mi sembra il solito pianto sul latte versato. Questi amministratori, Virginia Raggi in testa, stanno dimostrando di essere quanto meno dei confusionari pazzeschi, capaci solo di nascondersi dietro l’alibi dei disastri di chi c’era prima e totalmente incapaci di segnare una vera svolta per una città sempre più allo sbando. Forse, nell’interesse di tutti anche di loro stessi, sarebbe ora che se ne andassero a casa.

Un secondo ragionamento riguarda chi fa politica sulla base di una diversità etica annunciata, ma purtroppo piuttosto disattesa. Mi riferisco ai pentastellati, zeppi, a livello locale, di denunce, inchieste, etc.  I casi sono due: o si tratta di gente capitata per caso al vertice di importanti enti locali, oppure la loro diversità muta assai presto in tendenziale omogeneità immorale. Non fa differenza la rassicurazione di fare piena luce e di sbattere fuori gli invischiati: hanno sempre detto tutti così, anche perché non si può dire diversamente. Sarebbe inoltre il caso che questi rigorosi censori ricordassero l’ardore punitivo usato verso gli avversari politici: probabilmente, a parti invertite, sarebbero già scesi in piazza al grido di “onestà-onestà” e invece eccoli ancora lì a tentennare e a difendere con le unghie ed i denti Virginia Raggi e c.

Pur essendo un acerrimo e convinto avversario di Lega e Cinquestelle nonché un osservatore critico implacabile del loro “mostruoso” governo, non provo alcuna soddisfazione nel vederli in difficoltà sul piano della credibilità etica. Non sono mai stato un qualunquista, ho sempre ritenuto che la politica sia un discorso molto più complesso ed articolato del semplice rispetto del codice penale, sono stato abituato a non godere mai delle difficoltà altrui: non sarà certo l’arresto di un ipotetico faccendiere grillino a farmi cambiare mentalità e stile.