Al cinema tra gomme americane e vomito trumpiano

Un mio carissimo amico, per dimostrare l’imprevedibilità e la stranezza della vita, raccontava spesso uno sgradevole e curioso episodio capitatogli. Era entrato in una sala cinematografica pressoché deserta e aveva scelto in tutta tranquillità la poltroncina su cui accomodarsi, pregustando una visione tranquilla e rilassante del film in programmazione. Dopo qualche istante, si mosse appena per meglio sistemarsi e si accorse di essersi seduto su una gomma americana, malignamente e goliardicamente posizionata da uno spettatore in vena di brutti scherzi: spettacolo rovinato, pantaloni da buttare, incazzatura inevitabile e persistente.

Come italiano mi sento spettatore di un film americano con la sorpresa di essermi seduto su una tiramolla trumpiana. Davanti alle sceneggiate del presidente statunitense ci sarebbe anche da ridere, alla più brutta ce la si potrebbe cavare con un’alzata di spalle: cazzi loro, se la vedano gli americani, lo hanno voluto e se lo godano pure. Il problema sta nel fatto che nell’ipotetico cinema in cui entriamo troppe poltrone sono a rischio tiramolla, c’è buio, non ci sono più le maschere con la pila elettrica, i posti a sedere sono scarsi e soprattutto il film è obbligatorio a vedersi.

Non so se gli americani siano pentiti della scriteriata scelta (non) fatta, ma ci hanno fatto un regalino di quelli che ti cambiano la vita. Il loro presidente dice e disdice in continuazione, fa e disfa a getto continuo, si diverte a rompere le uova nel paniere europeo, aizza l’uno contro l’altro, gioca su più tavoli, mette tutto in discussione, usa la clava dei dazi, se ne sbatte altamente dell’ecologia e dell’ambiente, sceglie implacabilmente la parte sbagliata per procurare danni e poi strizza l’occhio al malcapitato sotto le sue grinfie. La politica internazionale è diventata come non mai una partita a poker dove naturalmente vince il più ricco. Dal mondo politicamente diviso tra occidente e oriente con i paesi del terzo mondo in bilico tra i due blocchi siamo passati a un equilibrio (?) internazionale in cui i paesi forti si divertono a giocare sporco fra di loro e concedono qualche mancia a quelli più deboli, ignorando totalmente i popoli sottosviluppati.

Gli Stati Uniti storicamente ci hanno aiutato molto, è loro convenuto, ma comunque gli aiuti ci sono arrivati. Oggi siamo diventati i loro zimbelli ed a qualcuno questo ruolo sta benissimo. Anche a me in passato è successa una disavventura cinematografica. Ero in un posto di villeggiatura e chissà perché decisi, assieme ai miei cugini, di andare al cinema: una sala zeppa di gente con un caldo asfissiante. Trovammo un posto a malapena. Dietro di noi si creò un po’ di subbuglio: una donna si era sentita male e non trovò di meglio che vomitarmi addosso imbrattandomi i pantaloni. Mi alzai di scatto per andarmi a pulire, ma ci fu chi lestamente prese il mio posto incurante del vomito abbondantemente spalmato sulle poltroncine.

La trovo una quasi perfetta metafora della confusione esistente nei rapporti internazionali.  Non so se il debuttante Giuseppe Conte, al G7 in Canada, si sia seduto su una gomma americana o abbia sporcato i pantaloni col vomito trumpiano. Ho intuito che abbia ricevuto una pacca sulla spalla cercando di stare al gioco dei più forti e accontentandosi delle comode briciole russo-americane rispetto alle ben più impegnative micche europee.  Un modo come un altro per galleggiare. L’Italia storicamente ha sempre adottato una politica estera dignitosa, rispettabile e coerente. Nell’ipotetico cinema di cui sopra in passato ci siamo seduti, se non proprio nei secondi posti, non certo nelle prime file, ma il film, bene o male, lo abbiamo visto. Attenzione a non accontentarci di un cinema di seconda classe dove proiettano pellicole riciclate, illudendoci di essere gli invitati d’onore nella sala cinematografica di lusso.