Il governo truccato

Il popolo italiano sta scherzando col fuoco: si è reso conto di abitare una casa piuttosto insoddisfacente, scomoda, difficile da utilizzare e allora, dopo aver provato a ristrutturarla con esiti incerti ma soprattutto con prospettive dai tempi troppo lunghi, ha deciso di “cambiare casa” affidandosi istintivamente a chi gli ha fatto credere che un nuovo appartamento fosse dietro l’angolo e bastasse poco per costruirlo. Niente manutenzione straordinaria, niente conservazione, niente ristrutturazione, si riparte da zero, distruggendo il vecchio per erigere il nuovo.

Così è andato al voto del 04 marzo scorso con l’incarico a due studi tecnici diversi che proponevano soluzioni diverse anche se per certi versi simili. Un’occhiata sommaria ai progetti di massima, una strizzata d’occhi, una decisione avventata: ci pensino loro, semmai cambieremo in corso d’opera. Prima di partire coi lavori il Presidente della Repubblica, chiamato costituzionalmente a sovrintendere, si accorge che i progettisti la pensano in modo troppo diverso, non trovano la quadra ed allora decide di soprassedere, di prendere tempo, incaricando qualche tecnico di collaudata esperienza per manutentare al meglio la casa, prima che gli italiani abbiano l’opportunità di riprendere in modo approfondito il discorso della nuova casa.

Ad un certo punto i due progettisti temono di perdere l’incarico e cercano disperatamente di trovare un accordo, ma arrivano soltanto alle modalità per distruggere il vecchio edificio, si limitano a improvvisare la demolizione. Il sovrintendente ne prende atto, ma ad un certo punto scopre che esiste un forte rischio di danneggiare gli edifici circostanti, di allargare un po’ troppo il discorso e pone un alt: l’edificio europeo non si tocca, non se ne è parlato, non si può procedere senza licenza, occorre cautela, limitiamoci a progettare il progettabile, poi si vedrà…

Niente da fare: o tutto o niente! Prendere o lasciare. O così o pomì! Dobbiamo battere il ferro intanto che è caldo. Diversamente torniamo dai committenti e chiediamo cosa ne dicono: siamo sicuri che ci daranno l’ok per allargare il progetto fino al punto da cambiare il quartiere residenziale in cui abitare. Il sovrintendente prende atto a malincuore e torna all’ipotesi del tecnico della manutenzione ordinaria. Resta il forte dubbio che i progettisti non avessero affatto le idee chiare sul come procedere, che avessero presentato in fretta e furia un progetto di massima e che si fossero resi conto immediatamente dell’inagibilità dello stesso pena la perdita dell’incarico. E allora con un pretesto piuttosto malizioso e capzioso hanno buttato “il prete nella merda”, cercando addirittura di buttare nella merda il sovrintendente reo di avere lucidamente scoperto le loro manchevolezze e incertezze.

Tutto a quel punto faceva pensare ad un ritorno più o meno precipitoso alle urne con l’apertura di un’altra campagna elettorale, ammesso e non concesso che fosse terminata quella precedente, con la richiesta agli elettori se fossero disposti persino ad uscire dall’Euro, sull’onda scriteriata di uno scontro istituzionale col presidente della repubblica, con il rischio  di  fare a brandelli la Costituzione, di inasprire i rapporti con i partner europei, di frastornare ulteriormente gli italiani con una gara a chi è capace di gridare più forte. Invece con un colpo di teatro chi si era scandalizzato per le osservazioni presidenziali le ha fatte proprie, ha aggiustato la compagine di governo rendendola almeno passabile, è tornato “canossianamente” al Quirinale per chiudere una vergognosa pantomima e varare un governo che peggio di così non poteva partire. Non resta che aspettare per verificare se il tanto enfatizzato cambiamento ci sarà e come sarà. In meglio o in peggio? Sinceramente non penso di essere mai stato tanto scettico come di fronte alla nascita del governo Conte.

E gli italiani? Avranno nel frattempo capito qualcosa in più o saranno ancor più frastornati? I contendenti usciti vincitori dalle urne del 04 marzo sapranno mantenere, almeno in parte, le promesse, troveranno un modus vivendi populista oppure, rendendosi conto dell’impossibilità di applicare un “contratto velleitario”, si rifugeranno alla svelta in un gioco al rialzo magari scontrandosi fra di loro. La loro alleanza sarà strategica o meramente tattica per poi lasciarsi e non incontrarsi mai più o faranno finta di lasciarsi per darsi appuntamento al governo di cambiamento bis. Gli altri partiti cosa faranno? Reagiranno a questo strano e suicida bipolarismo? E nel frattempo l’economia e la finanza avranno avuto la pazienza di aspettare i nostri ridicoli contorsionismi rivoluzionari? E l’Europa ci seppellirà sotto una risata? Chi sopravvivrà, probabilmente (non) vedrà!