Meglio il bario-spread oggi delle ulcere-default domani

Qualsiasi cittadino-elettore italiano, prima di effettuare un prestito ad un suo conoscente che glielo richiedesse, si informerebbe sulla serietà della persona in questione, sull’uso che farebbe di questi soldi presi a prestito, sulla garanzia di ottenerne la restituzione a tempo debito. Se poi verificasse che il potenziale debitore spende e spande, che non riesce a gestire la sua situazione economica, che intende cambiare casa, lavoro, famiglia, avrebbe seri dubbi sulla possibilità di concedere quel prestito, come minimo approfondirebbe la faccenda, prenderebbe tempo, si informerebbe ulteriormente, ne parlerebbe con i propri familiari, si consiglierebbe con persone di fiducia, andrebbe molto cauto nel prendere una decisione.

Gli elettori italiani hanno tutta l’aria di aver concesso con una certa leggerezza un voto-prestito a chi lo ha loro richiesto, prospettando una situazione favorevole che si sta rivelando piuttosto ingannevole o quanto meno problematica. Se una persona vuole rischiare, lo può fare, ma non può pretendere che rischino anche gli altri. Gli italiani non possono stupirsi e gridare allo scandalo se gli investitori non hanno fiducia nel nascituro governo Salvini-Di Maio, se gli altri Stati europei, interpretando gli umori delle loro pubbliche opinioni, esprimono dubbi e preoccupazioni, se le Istituzioni europee guardano con una certa ansia alla piega che sta prendendo la politica di uno Stato fondatore della Ue, di notevole importanza per storia, economia e demografia.

Questi atteggiamenti esterni vengono vissuti con un certo fastidio, sono considerati delle intromissioni, vengono respinti come autentiche gufate di chi vuole speculare sulle debolezze altrui. Io posso pretendere di comandare in casa mia, ma se poi ho bisogno dell’aiuto degli altri non posso fregarmene delle loro opinioni, se ho importantissimi affari in comune con loro non posso pretendere di cambiare le carte in tavola unilateralmente, se temo che approfittino delle mie difficoltà non posso nervosamente mandarli a quel paese. È vero che fare i conti in tasca agli altri è difficile e sgradevole, che i giudizi resi dall’esterno non riescono a cogliere obiettivamente tutti gli aspetti di una complessa e difficile situazione, ma è altrettanto vero che dall’esterno si riesce ad essere più distaccati e realisti, ci viene impietosamente buttata in faccia la triste realtà che si tende a nascondere per opportunismo o per vergogna. Lo spread, al di là dei tecnicismi e delle manovre speculative, significa che gli Stati, i mercati, le opinioni pubbliche, l’Europa non ci vedono chiaro. Speriamo che non succeda quel che capitò a mio padre.

«Non ci vedo chiaro!». Così diceva il radiologo mentre gli stava facendo una lastra allo stomaco. «A crèdd, rispose mio padre, a ghé scur cme la bòcca ‘dun lòvv!». Alla fine il responso fu che il mio genitore era sano come un pesce. Uscendo dall’ambulatorio, nella sala d’aspetto si imbatté di nuovo in una frenetica e grassa signora, che precedentemente gli aveva esternato tutta la sua insofferenza a bere un bicchierone di bario per illuminare lo stomaco in funzione radiologica. Con una punta di sadismo la salutò e le disse: «A proposito, me ne stavo dimenticando, il dottore mi ha detto di preavvertirla che lei di bicchieroni di bario ne dovrà bere due…». Sul momento, non conoscendo la vena ironica di mio padre, sbiancò in volto, poi scoppiarono entrambi in una liberatoria risata. Liberatoria non tanto, perché qualche mese dopo mio padre dovette farsi operare: aveva ben tre ulcere che stavano degenerando… L’oscurità dell’ambulatorio non aveva evidentemente aiutato il radiologo.