Il politburo all’italiana

Da oltre due mesi sentiamo ripetere il ritornello che l’elettorato ha premiato due forze politiche, M5S e Lega, e che quindi questi due partiti dovrebbero governare il Paese. Siamo proprio sicuri che il nascente governo di coalizione sia in linea col voto del quattro marzo scorso? Non ne sono affatto convinto per tre motivi.

Il primo è di ordine costituzionale: gli elettori votano per eleggere i due rami del Parlamento, vale a dire gli organi che detengono il potere legislativo, non votano una formula di governo, non votano un premier, non votano un governo detentore del potere esecutivo. Per arrivare al governo si devono compiere ulteriori passi: la designazione di un presidente del consiglio da parte del Capo dello Stato, la nomina dei ministri sempre da parte del Capo dello Stato su proposta del presidente incaricato e il successivo ottenimento della fiducia dei due rami del Parlamento. Pretendere quindi che gli elettori indichino un governo è una forzatura al sistema istituzionale delineato dalla nostra Costituzione.

Il secondo motivo è di carattere elettorale: il sistema in vigore, sostanzialmente proporzionale, non garantisce affatto che il partito o i partiti più votati abbiano automaticamente la maggioranza per governare. Un partito o una coalizione, se vogliono avere la capacità di governare, devono conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Diversamente si dovranno trovare maggioranze a livello parlamentare su cui basare la fiducia ad una compagine governativa.

Il terzo motivo è di natura politica: chi ha votato il centro-destra e, all’interno di questa coalizione, la Lega, ha conferito ad essi un mandato politico a governare tramite un accordo (ridefinito, con una infelice formula privatistica, contratto) con il Movimento Cinque Stelle? Chi ha espresso il proprio voto barrando il simbolo pentastellato intendeva consentire politicamente che il M5S si alleasse con la Lega per governare l’Italia? Nessuno può dirlo con certezza. Stando ai sondaggi, che valgono in questo caso meno di una cicca frusta, la maggioranza degli elettori dei due partiti maggiori sarebbe favorevole all’accordo di governo tra Di Maio e Salvini. Non certo a tutte le condizioni, non certo a tutti i costi, non certo a prescindere da chi lo presiederà e da chi ne farà parte a livello ministeriale. D’altra parte i programmi elettorali, pur omogenei sul piano della illusionistica concretezza, risultavano assai distanti e per certi versi incompatibili e quindi gli elettori non dovrebbero aver preso in seria considerazione l’eventualità di un’alleanza fra il diavolo e l’acqua santa.

Ecco spiegati due perché: quello relativo alla demagogica, strumentale e inattendibile chiamata a raccolta delle truppe cammellate per sottoporre l’accordo di governo alla ratifica degli iscritti dei due partiti, tramite una populistica chiamata ai gazebo o tramite una cliccata di massa (?); quello riguardante l’istituzione di una sorta di politburo  all’italiana, la creazione cioè di una struttura parallela al Consiglio del ministri, il Comitato di Riconciliazione, organismo in cui regolare i dissensi nella cooperazione fra le due forze politiche o prendere nuove decisioni rispetto al contratto stipulato, formato dai vertici dei due partiti, dal presidente del consiglio e dai ministri competenti per materia.

L’assurdo referendum al buio è fatto apposta per dare una patente di democrazia all’avventata operazione politica, il Comitato di Riconciliazione è lo specchietto per le allodole: questi sono gli strumenti usati dai regimi per accalappiare il consenso senza una effettiva presa di coscienza dei problemi. Una sorta di referendum-plebiscito con la sola scheda del SÌ e l’introduzione di un organismo arbitrale di finta garanzia politica. Non sono due novità di cambiamento, ma due dimostrazioni di code di paglia lunghe un chilometro. I SÌ vinceranno con maggioranze bulgare? Ammesso e non concesso che il Comitato di cui sopra resti nel contratto, non si riunirà mai o, se si riunirà, legherà sempre l’asino dove vuole il padrone? E chi sono i padroni? Quelli che volete e sapete, certamente non gli elettori!