L’incompiuta di Mattarella

Giudico un autentico capolavoro di realismo e diplomazia la soluzione proposta e messa in atto dal Presidente della Repubblica per uscire dal pantano in cui ci hanno sprofondato i cosiddetti vincitori delle recenti elezioni politiche. È riuscito a combinare l’esigenza di intervenire nella sua qualità di rappresentante e garante dell’unità nazionale e degli interessi del popolo italiana pur nel rispetto dei risultati elettorali e del ruolo dei partiti politici: varerà un governo definito di servizio, garanzia e neutralità, che dovrebbe rimanere in carica fino alla fine dell’anno in corso per far fronte agli impegni di carattere istituzionale, finanziario ed internazionale, formato da persone super partes e che non si dovranno candidare alle elezioni da tenere nei primi mesi del prossimo anno. Qualora il Parlamento non dovesse concedere la fiducia a questo governo, lo stesso guiderà il Paese alle immediate elezioni da tenere presumibilmente il prossimo autunno, considerata come demenziale l’ipotesi temporale del mese di luglio su cui i maggiori partiti sembrano scriteriatamente orientati.

Basterebbe questa richiesta del voto a luglio per squalificare l’atteggiamento irrazionale e testardo dei partiti, preoccupati soltanto di svuotare populisticamente al più presto il cassetto elettorale, che pensano si stia ulteriormente riempiendo di protesta e di antipolitica. Essi si sono già frettolosamente espressi contro le proposte del Colle e puntano a respingerle in Parlamento assumendosi la (ir)responsabilità di trascinare a forza il Paese verso l’incognita delle elezioni bis, che loro considerano una sorta di ballottaggio fra centro-destra a guida leghista e movimento cinque stelle: sì, un ballottaggio non fra due proposte politiche, fra due programmi di legislatura, fra due visioni politiche, ma fra l’estremismo facilone del “ghe pensi mi” e la generica protesta del “tutti ladri e tutti stupidi al di fuori di noi”.

Non sono convinto che il centro-destra e il M5S voteranno pregiudizialmente contro il governo messo in campo dal Capo dello Stato il cui profilo si preannuncia piuttosto elevato e garantista per l’Italia e l’Europa. Voglio vedere come giustificheranno dai banchi del Parlamento questo autentico sgarbo istituzionale, questa irrazionale rivincita, questo sclerotico modo di fare politica. Alla delicatezza presidenziale che tiene persino aperta la finestra verso eventuali accordi politici, dando la garanzia dell’immediato passo indietro del governo di garanzia, risponde la rozzezza di una classe politica ignorante e presuntuosa. Sono pertanto soprattutto curioso di vedere come reagiranno gli elettori di fronte a tanta impazienza nei loro confronti, considerati come un pallottoliere da maneggiare freneticamente, come una riserva di caccia da svuotare il più in fretta possibile, come una massa di pecoroni da trascinare verso il baratro. Spero in un risveglio di capacità critica da parte del popolo italiano. Tutto infatti ha un limite e penso che i fracassoni della politica lo stiano ampiamente superando.

Attendo con ansia di conoscere chi sarò chiamato a presiedere il governo e chi saranno i ministri, che dovrebbero condurci per mano nei prossimi pochi ma delicati e impegnativi mesi. Continuo ad aver fiducia in Sergio Mattarella. Sono sicuro che avrà altre frecce al proprio arco e le scoccherà al momento opportuno. Alle sue frecce ben mirate risponderanno le bombe gettate dai partiti alla viva il parroco. In mezzo c’è il popolo italiano. Riuscirà a capire da che parte sta la ragione? Spero di sì, anche se non ne sono affatto sicuro. Il rammarico sta comunque nel fatto che la sinfonia, composta con vena politicamente artistica dal Presidente, possa rimanere alquanto incompiuta. Un vero peccato!