Il latte alle ginocchia

Non è il fatto del giorno, infatti è successo a Parma circa una settimana fa. Soprattutto non è un fatto rilevante. Una mamma allatta il suo bambino in uno spazio pubblico, il chiostro dell’Università, e viene invitata da una “solerte” addetta alla vigilanza a tenere un atteggiamento più discreto, vale a dire a coprirsi il seno o ad appartarsi per non urtare la sensibilità dei passanti. Scoppia il caso che diventa addirittura di carattere nazionale.

Bisogna proprio dire che a Parma e in Italia abbiamo tempo da perdere. Ci sono questioni che andrebbero risolte col buon senso e in questo caso mi sembra che tutti i protagonisti non l’abbiano usato: la studentessa che ha segnalato il caso come imbarazzante (cosa ci sia di imbarazzante nel vedere una donna che allatta suo figlio non mi è dato di capirlo); la vigilante che rimane interdetta (sono sempre sue parole) di fronte ad una mamma che, a petto scoperto, concede la poppata al suo bambino (facciamo tanto gli emancipati e poi ci scandalizziamo di fronte ad una donna che allatta: consiglio al riguardo di andare ad ammirare la Madonna della Steccata); i genitori che si sono rivolti alla “Gazzetta di Parma” per raccontare l’episodio di cui si sono sentiti vittime (forse più alla ricerca di facile pubblicità che di giustizia); la “Gazzetta di Parma” che ci ha fatto sopra i paginoni (i media non si smentiscono mai…).

La mamma colta in “flagrante allattamento” si è sentita discriminata; la vigilante colta in “penoso eccesso di zelo” si è sentita logorata da un’assurda polemica; l’associazione “Futura” che da trent’anni lavora per diffondere la cultura dell’allattamento al seno ha espresso «il rammarico per una mentalità che ancora persiste nella nostra società, che fatica ad accettare l’allattamento come una pratica naturale e spontanea, espressione della salute e dell’amore tra mamma e bambino» e la vicinanza alla coppia che ha subito la discriminazione. Reazioni sopra le righe! Meno male che è intervenuto in punta di piedi il rettore dell’Università, dando una lezione di sensibilità, stile e misura a tutti.

Che mi fa sorridere è la sottolineatura del fatto che questa donna allattasse a seno scoperto: vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse come si potrebbe fare ad allattare a seno coperto. Probabilmente si intenderebbe esigere la scopertura di una mammella alla volta e magari di ogni mammella solo il capezzolo. Altro che mutandoni per le ballerine in televisione negli anni della più feroce censura… Cerchiamo di essere seri. Siamo accusati di essere mammisti e poi ci scandalizziamo per una mamma che fa la mamma a pieno titolo e a seno scoperto (e dalli…).

Quando mi hanno segnalato il clamore suscitato dal caso, non volevo crederci. Poi mi sono documentato e mi sono chiesto: vale la pena che lo annoveri tra i miei fatti del giorno?  Ho ceduto alla tentazione, anche se, come noto, non dovrebbe fare notizia un cane che morde un uomo, ma un uomo che morde un cane. Nel nostro caso avrebbe fatto, forse, notizia un padre che allatta suo figlio a seno nudo. Una cosa è certa: mentre quel bambino si sarà goduta la poppata, a me è venuto il latte alle ginocchia.