La quiete di Mattarella dopo la tempesta grillo-salviniana

Mi hanno fatto decisamente sorridere le scandalizzate e grilloparlantesche reazioni di gran parte della stampa allo stallo, conclamato nelle trattative di governo tra centro-destra e M5S ancor prima che partissero. Tutti a certificare la incapacità e impreparazione delle forze politiche uscite vittoriose dalle urne a far seguire alle urla elettoralistiche una proposta di governo plausibile per il Paese. Stavano tutti in attesa: qualcuno aveva già il piede sul predellino del nuovo treno, qualcuno vi era salito da tempo, altri traccheggiavano per andare a vedere in mano a questi nuovi giocatori d’azzardo.

Dopo la corsa ad accreditarsi come amici dei nuovi eventuali futuri governanti, assistiamo alla precipitosa retromarcia per prendere le distanze da un’accozzaglia di incapaci, che hanno tutti i difetti delle cosiddette prima e seconda repubblica, senza ereditarne alcun pregio. Ci voleva ben altro della Casellati, la replicante berlusconiana promossa inopinatamente a ricoprire la seconda carica dello Stato, per ricucire la tela di Penelope (di giorno Salvini la tesse e di notte Di Maio la disfa). Il primo grande merito che potrà essere riconosciuto a Lega e M5S sarà quello di aver portato alla presidenza del Senato una indefessa seguace del cavaliere: per emarginare il “demonio” hanno cooptato una “demonessa”. Sull’altro massimo scranno parlamentare hanno portato il grillino Roberto Fico: un personaggio che un tempo avrebbe sì e no presieduto una sezione periferica di partito. Non c’è che dire, la terza repubblica è partita molto bene; se, come si dice, il buon giorno si vede dal mattino, il pomeriggio sta già segnando una ridicola impasse, per la sera non è dato fare previsioni, mentre la notte si preannuncia molto oscura.

Sia chiaro che non sto faziosamente gufando, ma solo verificando, in tempi ancor più brevi di quanto immaginassi, la pochezza di forze politiche, che si spacciano come innovative e portatrici di profondi e benefici cambiamenti epocali.  Cosa succederà dopo che la presidente del Senato ha esplorato su incarico del Capo dello Stato il campo di un eventuale accordo senza alcun risultato? Credo che il presidente Mattarella abbia capito fin dall’inizio la criticità della situazione, ma, a scanso di equivoci, la voglia far constatare da personaggi istituzionalmente sopra le parti, ma politicamente molto di parte (Casellati e Fico). Sono altrettanto convinto che finirà col puntare ad un governo del presidente (chiamiamolo così), molto autorevole nel premier e nei ministri fondamentali, capace di affrontare i maggiori problemi sul tappeto interno, europeo ed internazionale: un governo di fronte al quale, anche le forze politiche più recalcitranti avranno difficoltà a defilarsi o a nascondersi dietro atteggiamenti populistici.

E i grillini, i leghisti ed i loro elettori? Potrebbe succedere come nell’opera di Verdi Simon Boccanegra, composta su libretto di Francesco Maria Piave. Quando a Genova viene proposto Simone per la massima carica di Doge, molti si chiedono quale sarà la reazione. Il corsaro all’alto scranno… e i Fieschi (la potente famiglia nobile genovese)? Taceranno! Fu la risposta. La scelta si rivelò azzeccata, anche se il doge Simone ci lasciò le penne fra congiure di palazzo, vendette amicali e vicende familiari. Non penso possano esservi analogie politiche significative con l’attuale situazione politica italiana. Mi intriga soltanto quel “taceranno”, che potrebbe significare la quiete popolare indotta da Mattarella, dopo la tempesta populista scatenatasi nelle urne.