Il nonno in mutande

Durante l’ultima fase politica della vita di Francesco Cossiga, quella di “picconatore”, improntata alla disinibita, simpatica, acuta, ma sconclusionata e logorroica, denuncia dei mali della politica, Marcello Dell’Utri, con una delle sue celebri frasi, diede una definizione folgorante dell’ex presidente della repubblica: «Ormai Cossiga può dire quello che vuole. È come il nonno di casa: fai finta di niente anche se esce in mutande».

Dell’Utri, personaggio per il quale, nonostante tutto, non riesco a nutrire che simpatia, è probabilmente rimasto impigliato nel lavoro sporco di alto livello fatto per Berlusconi, con la piccola differenza che lui è in carcere anche se gravemente ammalato, mentre il suo storico leader è ancora in pista, più bello e più superbo che pria, per dirla con Ettore Petrolini. Probabilmente, se avrà la forza di osservare televisivamente il comportamento di Berlusconi, ripeterà anche per lui l’impietoso e colorito giudizio speso per Cossiga.

Che dire infatti dell’estemporanea uscita berlusconiana quale chiosa alle dichiarazioni del centro-destra al termine del colloquio con il Presidente della Repubblica? Berlusconi è stato protagonista, a suo modo. Si è seduto accanto al Capo dello Stato; è stato il primo a presentarsi davanti ai microfoni all’uscita della Vetrata, relegando il capo-delegazione Salvini a mero lettore di una dichiarazione scritta sotto dettatura; ha tenuto platealmente il conteggio dei paragrafi del velleitario programma di governo, ma soprattutto è stato l’ultimo ad andarsene dopo aver attaccato frontalmente i Cinquestelle, senza citarli direttamente, irritando Salvini, tutto compreso nel ruolo dialogante con il M5S e col suo leader di cartone Luigi Di Maio.

Berlusconi ha detto, rivolto ai giornalisti: «Fate i bravi, sappiate distinguere chi è democratico da chi non conosce l’abc della democrazia. Qualcuno dovrà pur spiegare queste cose alla gente…». Era o almeno ricopriva il ruolo del nonno in mutande del centro-destra, che dice quel che pensa a costo di rovinare la festa. Non saprei dire se in mutande ci sia Berlusconi o la coalizione del centro-destra dilettantescamente allo sbaraglio. Fatto sta che i nonni in mutande, anche se un poco sclerotici, hanno il coraggio di sputare certe imbarazzanti verità, mettendo spudoratamente in crisi tutta la famiglia.

Il cavaliere si è preso la libertà di dire quel che molti, compreso il sottoscritto, pensano: il M5S è inaffidabile dal punto di vista democratico e inconsistente sul piano politico. Il fatto che questo movimento abbia mietuto un largo consenso non lo toglie dal pericoloso limbo in cui è imprigionato. Certo la predica viene da un pulpito paradossalmente non credibile e squalificato, ma per Berlusconi potrebbe valere la parafrasi del detto riferito ai preti: pensate a quel che dico e non guardate a quel che ho fatto… Davanti ai giornalisti si è presentato in mutande, se ne è fregato altamente del galateo di coalizione e di quello quirinalizio, non si è preoccupato di rompere le uova nel paniere salviniano, ha avuto un colpo di reni per ritornare in pista. A suo modo è riuscito a riconquistare il centro della scena. Se il più credibile della famiglia è il nonno in odore di arterio-sclerosi, immaginiamoci cosa saranno e faranno gli altri. Di fronte al centro-destra del 1994, quello di Dell’Utri e c., Massimo D’Alema dichiarò apertamente in Parlamento di rimpiangere la tanto osteggiata e vituperata Democrazia Cristiana. Oggi, nel mio piccolo, davanti al nuovo centro-destra di Salvini e c., ammetto onestamente di rimpiangere il berlusconismo prima maniera, quello autentico. Puzzava di fascismo, ma almeno se ne avvertiva l’odore. Oggi non ci si capisce più niente.