Il miglior Fico del bigoncio

Stando alle “battute” di Beppe Grillo, alla Camera dei Deputati soffia una brezza nuova che ha portato Roberto Fico alla presidenza: il sistema è crollato e questa nuova presidenza ne è un segnale. Nessuno dice niente, tutti stanno ad ascoltare e prendono sul serio questo “incantatore di italiani”, che pontifica e non sa quel che dice, o meglio lo sa benissimo e pretende di prendere “per il culo” i suoi connazionali. Passi per chi lo ha votato (direttamente o magari indirettamente), sono in tanti purtroppo, ma il sottoscritto non ci sta.

Il movimento cinque stelle ha ottenuto la presidenza della Camera trattando con il centro-destra o, peggio ancora, con l’esponente più estremista e più di destra della coalizione: lo avesse fatto il PD sarebbe stato un inciucio, un accordo di potere, un bacio al rospo, un patto contro natura. Hanno salvato la forma, ma hanno perso la faccia: hanno rifiutato Paolo Romani in quanto non immacolato nella fedina penale, non si sono seduti al tavolo con Berlusconi, lo psiconano del regime, fin qui la forma. Poi hanno trattato con Salvini e tutto è diventato diverso: una berlusconiana di stretta osservanza (con tutto il rispetto per la persona e per il curriculum che vanta) a presiedere l’assemblea di Palazzo Madama in cambio del massimo scranno di Montecitorio per il miglior Fico del bigoncio, che, stando alle premesse, dovrebbe quindi coprire e non scoprire i peggiori frutti del sistema.  Mi spieghino cosa ci sia di nuovo e di interessante in vista di un ipotetico cambio della politica italiana.

Veniamo al carisma delle persone: Fico presidente della Camera sarebbe il simbolo del nuovo che avanza. Proviamo a vedere chi lo ha preceduto su questa poltrona istituzionale: Giovanni Gronchi (dal 1948 al 1955); Giovanni Leone (dal 1955 al 1963); Brunetto Bucciarelli Ducci (dal 1963 al 1968); Sandro Pertini (dal 1968 al 1976); Pietro Ingrao (dal 1976 al 1979); Nilde Iotti (dal 1979 al 1992); Oscar Luigi Scalfaro (1992); Giorgio Napolitano (dal 1992 al 1994); Irene Pivetti (dal 1994 al 1996); Luciano Violante (dal 1996 al 2001); Pier Ferdinando Casini (dal 2001 al 2006); Fausto Bertinotti (dal 2006 al 2008); Gianfranco Fini (dal 2008 al 2013); Laura Boldrini (dal 2013 al 2018). Non mi sembra che questi presidenti siano stati arnesi di regime o grancasse di sistema o possano rientrare nella frettolosa classificazione operata dai grillini e “bevuta” da milioni di italiani. Andiamo quindi adagio nelle curve.

Se bastasse un grillino a Montecitorio per promuovere un salto di qualità etica, istituzionale, politica e sociale per il Paese…Fossi in Beppe Grillo, sarei molto cauto con le ventate di aria fresca. Non vorrei che si applaudisse al primo acuto, peraltro assai poco squillante e timbrato, senza aspettare il resto della recita, ancora tutto da scoprire e tale da far tremare le vene ai polsi. O questo accordo sulle presidenze camerali è un fatto significativo o è un bluff. Nel primo caso dovrebbe preludere ad un accordo di governo tra grillini e Lega, una sorta di automezzo con la carrozzeria nuova fiammante (promesse elettorali), con le gomme a terra (clamorose contraddizioni programmatiche e intuibili incapacità di governo), con una ruota di scorta (Silvio Berlusconi: in campagna elettorale non ha fatto che sparare contro i grillini ed ora si potrebbe trovare a farne la stampella) e poca benzina (la voglia matta di tornare presto alle urne per incassare un ipotetico dividendo). Una gita breve, ma anche troppo lunga e tutta da scoprire: appuntamento fra qualche tempo e… auguri di cuore.

Nel secondo caso, quello del molto fumo nuovista e del poco arrosto populista, gli italiani avrebbero preso un clamoroso abbaglio e bisognerebbe fare come nei giochi tra ragazzi: “mortus” e tutto da capo. Senonché nel giochino grillino in molti avranno fatto in tempo a sbucciarsi le ginocchia e forse anche a rompersi qualche gamba: magari ci vorrà una “Fornero bis” per rimettere le cose a posto. Ma Beppe Grillo avrà sicuramente pronto un rilancio: non bastava una brezza, ci voleva un ciclone. Forza e coraggio e andiamo a votare: chissà che la prossima volta…