01/03/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Geremia 17,5-10; Salmo 1; Luca 16,19-31.

 

Riflessione personale

 

“Uno” è risuscitato dai morti, ma io non sono persuaso. Continuo imperterrito a banchettare lautamente davanti ai Lazzaro che giacciono alla mia porta. Il problema non sta tanto nella ricchezza in sé, ma nel fatto che ci ottunde la mente, ci fodera gli occhi e ci precipita nell’indifferenza. “Sono come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vedo; dimoro in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere”.

Ma io in fin dei conti non sono ricco, sono solo un benestante e mi metto a posto la coscienza guardando i veri ricchi, coloro che hanno patrimoni colossali, i conti in banca che scoppiano. Ci sono due modalità per essere ricchi: avere il portafoglio pieno e il cuore vuoto. Certamente i due elementi si influenzano a vicenda, ma si può essere ricchi anche possedendo poco e tenendo quel poco tutto per sé. E oltretutto il possesso non riguarda soltanto il danaro, ma tutti i beni materiali e immateriali che ci sono stati donati. Si può essere ricchi della propria intelligenza, della propria cultura, del proprio prestigio, della propria posizione sociale, della propria salute, financo dei propri sentimenti.

Non mi accorgo di essere annoverabile nella categoria degli anonimi e indifferenti ricchi. Cosa aspetto per scrollarmi di dosso questo egoismo che mi attanaglia? Ho Mosè, i profeti di un tempo e quelli di oggi, ho soprattutto Gesù che è risuscitato dai morti…Nonostante ciò “confido nell’uomo, pongo nella carne il mio sostegno e il mio cuore si allontana dal Signore”. Non mi resta che sperare nei poveri Lazzaro, i quali, anziché starsene buoni alla mia porta, alzino la voce, si facciano sentire, mi provochino, mi tolgano la finta serenità, mi scuotano e mi salvino in nome di Dio.