20/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Isaia 55,10-11; Salmo 33; Matteo 6,7-15.

 

Riflessione personale

 

Un giorno mio padre, davanti allo strazio di una tremenda malattia che stava divorando suo cognato sacerdote (mio zio Ennio, santo protettore), osò formulare una critica al Padre Eterno: dava una forza inesauribile a Gino Bartali (in quei giorni aveva trionfato al tour de France), mentre mio zio era progressivamente paralizzato in carrozzina. Penso non avesse niente da ridire sul valore etico e sportivo di Bartali per cui nutriva ammirazione e simpatia. Intendeva fare un altro ragionamento umanamente spontaneo. Fu rimproverato bonariamente: «Lascia perdere…Dio sa perfettamente quanto deve fare, non vorrai insegnarglielo tu…».

Dice Gesù: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate».  E allora a cosa serve la preghiera? A stare in compagnia con Dio! Quando amiamo intensamente una persona non ci stanchiamo di esserle vicino, di dichiararle il nostro amore, di mostrarle il nostro affetto: non gli chiediamo dei favori, al contrario ci mettiamo a sua totale disposizione, siamo pronti a ringraziarla e a confidarle i nostri sentimenti. Penso che la preghiera, a maggior ragione, possa essere così: senza pretese assurde, ma con il cuore aperto e con la certezza di essere ascoltati ed aiutati in tutto.

Il Padre Nostro, lo schema per il nostro modo di pregare, non prevede una sfilza di domande, parte dalla volontà di Dio e dalla sua Parola efficace che ci trasforma, chiede solo tre cose fondamentali, che presuppongono nostri precisi impegni: il pane da condividere, il perdono da concedere, l’aiuto per vincere il male col bene. Il resto lo potremmo definire “fuffa orante”.  Dio ha già fatto tutto: ci ha creati, ci ha redenti, ci aspetta per la vita eterna. Ci crediamo o no!? È pur vero che sa compatire la nostra debolezza, la nostra pochezza, la nostra testardaggine. Guai a noi se non fosse così.  Saprà sicuramente sciacquare in Paradiso le nostre indegne e vuote preghiere. Non approfittiamone però e cerchiamo di essere seri.