Condivido l’attenzione alle problematiche famigliari, ma non capisco l’accanimento terapeutico auspicato politicamente e continuamente dalla Chiesa nei confronti della famiglia: non si può isolare la famiglia dal contesto socio-economico in cui è inserita e quindi aiutare la famiglia vuol dire né più né meno governare bene l’intera società. Ho il timore che questa enfatica insistenza nasconda l’intenzione di limitare i discorsi alla famiglia tradizionale per emarginare le unioni che non rispondono ai canoni clericali. Quando la Chiesa dialoga con la politica il pericolo del clericalismo è sempre in agguato.
Si racconta che papa Francesco, a ruota libera, abbia così risposto ad un suo interlocutore che gli confessava di essere anticlericale: «Lo sono anch’io!». Nel recente libro “La profezia del don” scritto da Loris Mazzetti in ricordo di don Andrea Gallo, una persona di nome Patrizia ricorda così il suo primo incontro con questo prete: «Conobbi don Gallo in un periodo difficile della mia vita e le sue parole mi furono di conforto; io gli confessai di essere atea, ma soprattutto anticlericale, lui sempre con il toscano in bocca, mi rispose: “E fai bene!”».
Personalmente ho avuto uno zio sacerdote e una zia suora collocati paradossalmente in una famiglia piuttosto anticlericale, che mi hanno insegnato come si può far parte del clero senza essere clericali. Su di essi ho scritto tante cose contenute nel sito e quindi non mi dilungo e rimando ad esse. Dal momento che i ricordi elaborati sulla zia sono più limitati, posso dire che era suora fin nel midollo delle ossa, ma non era estranea al mondo dei suoi affetti familiari, manteneva un collegamento costante con il suo ambiente di nascita, partecipava alle vicende dei “suoi”, non mancava mai agli appuntamenti. Non è cosa facile ma lei ci riusciva. Aveva una venerazione per suo fratello Ennio sacerdote, ma, come lui, non era clericale. Bellissimo! Mai ho ascoltato da lei un giudizio moralistico, mai ho sentito scaricare sugli altri il primato di chi sceglie la religione a tempo pieno, parlava della sua vita in convento con estrema naturalezza, era più propensa all’ascolto che a descrivere le sue movimentate peregrinazioni da un convento all’altro dell’Italia.
Ritorno a don Andrea Gallo (sempre dal libro ”La profezia del don”) che diceva: «Sto seguendo un giovane, trentenne, molto buono, che ha scelto di diventare prete e dopo tre anni ha messo incinta una ragazza. Lei ha dato alla luce una bambina bellissima, lui è un padre molto premuroso. Hanno grosse difficoltà economiche e la Curia non gli dà un centesimo. Una delle ultime volte che l’ho incontrato mi ha raccontato che due suore gli hanno detto che avendo tradito la Chiesa ha messo a rischio la salvezza eterna. Questo lo ha molto turbato. “Devi dire a quelle suore che la smettano di dire cazzate”, è stata la mia risposta, poi ho aggiunto: “Gesù è risorto e ti è vicino”. Io sono contro il celibato obbligatorio e all’educazione sessuale che danno in seminario. Le parole della suora lo hanno fatto entrare in un ingranaggio di morte e non di Resurrezione. Gesù prima affronta la passione, la crocifissione e la morte, ma poi risorge. L’anima non può essere uccisa».
È storica la battuta che fissa la differenza tra De Gasperi e Andreotti: il primo andava in chiesa per pregare, il secondo per confabulare con i preti. Questa è in fin dei conti la differenza tra credente e clericale, tra fede e religione.
Ho voluto soffermarmi brevemente e pittorescamente su questi concetti dal momento che ci stiamo avvicinando alle elezioni politiche ed è già partita la gara alla conquista del consenso in chiave clericale: nessuno è escluso da questa storica tentazione, persino i cinque stelle con Beppe Grillo (lo hanno fatto in modo furbesco) e con Luigi Di Maio (lo faranno in modo penoso) cercano appoggi cattolici. La laicità della politica vale fino a mezzogiorno. Ci sono infatti anche gli atei devoti. Leggendo il quotidiano Avvenire, che ospita varie opinioni politiche, non riesco a capire fin dove il giornale cattolico sia intento a raccogliere appoggi dai politici sulle posizioni della Chiesa, ma soprattutto a difesa delle istituzione ecclesiali, e fin dove i politici bussino alla porta clericale per avere qualche endorsement elettorale. Il discorso vale a destra (difesa dei principi cattolici contro il pericolo islamico) e a sinistra (accoglienza e integrazione degli immigrati). Per tutti vale la difesa a parole della famiglia: tutti la vogliono sostenere, tutti la mettono in priorità. Sarà per quello che la famiglia va a rotoli?