La sgradevole e penosa escalation nella polemica all’interno della sinistra italiana non ha limiti: siamo alle censure di stampo sovietico sugli atteggiamenti affettuosi nei confronti degli interlocutori. Durante la festa dell’Unità di Milano, Giuliano Pisapia, un anti-renziano ragionevole, ha amichevolmente abbracciato Maria Elena Boschi, una renziana doc. Che qualcuno ci trovi qualcosa di politicamente scandaloso è scandaloso.
Roberto Speranza non si è fatto scappare l’occasione di rivelarsi ulteriormente un vuoto personaggio che fa anacronisticamente il verso ai trinariciuti comunisti di un tempo che fu: «Giuliano, quella foto con Maria Elena Boschi a un pezzo del nostro mondo ha fatto storcere il naso…». Resta tutto da stabilire quale sia questo mondo e quale pezzo sia rimasto scandalizzato; è chiaro solo che il naso di questi ipotetici sinistrorsi ha tre narici.
Il politologo Gianfranco Pasquino la mette giù dura e in un tweet scrive in rima: «Giuliano Pisapia dimostra con abbracci e parole di non sapere cosa vuole». Che un intellettuale di questo livello si perda in polemichette gossipare vuote e disgustose sorprende, ma ormai non c’è più nulla di cui sorprendersi.
L’eurodeputato dalemiano Massimo Paolucci ne fa una richiesta di chiarimento politico alla vecchia maniera comunista che non ammetteva eccezioni o deroghe alla linea ufficiale: «Uno può abbracciare chi vuole, anche Belzebù, e non è quindi una questione di buona educazione che va benissimo, ma c’è bisogno di un chiarimento: siamo tutti d’accordo a costruire una cosa alternativa al Pd di Renzi? Questo è il punto».
In queste tre reazioni al cordiale e amichevole scambio di saluti tra Pisapia e Boschi troviamo la pittoresca sintesi della demenziale battaglia in atto a sinistra del Pd: la nuova demagogia, la vecchia supponenza e la storica censura. Tutto il mal non vien per nuocere. Chissà che a qualcuno non serva per aprire gli occhi e vedere che intorno a D’Alema, Bersani e c. non c’è niente di rilevante, solo l’oscurantismo politico spacciato per coerenza ideologica.
Mi intristisce ancor di più pensare che Pisapia abbia ritenuto opportuno spiegare questo suo gesto distensivo: «Un abbraccio è solo un abbraccio, un gesto di cortesia e buona educazione…». Ma stiamo scherzando? Siamo al punto di dover rendere conto ai marpioni della sinistra del proprio comportamento persino in materia di galateo politico? Se ci mettiamo su questo piano vorrei tanto che Massimo D’Alema spiegasse cosa spende per l’acquisto delle sue scarpe e Pierluigi Bersani cosa fa a Piacenza durante i week-end. A Speranza non saprei cosa polemicamente chiedere: ha già detto tutto quel che poteva…
Per questa volta a Giuliano Pisapia è andata bene. D’ora in poi però, se proprio vorrà esprimere le proprie affettuosità, lo dovrà fare solo con un bacio in fronte a Susanna Camusso o Rosy Bindi: gli resta solo l’imbarazzo della scelta…