Quando si è in viaggio e, pensando di conoscere troppo bene la strada, ci si distrae, è facile perdere l’orientamento ed allora diventa estremamente problematico ritrovare il giusto percorso, anzi spesso non ci si salta più fuori, al punto da dover ritornare indietro per fare un minimo di chiarezza e riprendere correttamente il cammino.
Mi sembra che la metafora si attagli abbastanza bene alla Gran Bretagna. Gli Inglesi, nella loro storica e (in)giustificata presunzione, sono stati talmente sicuri del fatto loro da permettersi una solenne distrazione, che li ha portati fuori dall’Europa. Giorno dopo giorno si stanno rendendo conto di avere smarrito la strada per eccesso di sicurezza, e allora stanno letteralmente annaspando alla ricerca di una via alternativa anche perché quella principale è loro preclusa: sono finiti in una carraia dove rischiano di sporcarsi le scarpe e allora sono tentati di tenere i piedi in due paia di calzature; tentano disperatamente di non perdere completamente l’orientamento, di seguire in lontananza la strada maestra e vorrebbero una via d’uscita morbida che li tenga comunque in zona senza allontanarli troppo; sono in confusione e non sanno bene a chi rivolgersi: sembrava che qualcuno avesse trovato la scorciatoia giusta, ma si sono accorti che non funzionava e allora sono tornati indietro, ma non troppo e quindi sono ancor più incerti di prima sul da farsi. L’eroico coraggio di tornare indietro del tutto non l’hanno e, forse, non lo possono avere, perché in Europa non c’è un padre misericordioso disposto ad accoglierli nonostante tutto, ma tanti primogeniti pronti ad occupare il posto lasciato libero e orientati comunque a far pagare assai cara la fuga da casa. Dovranno girovagare diverso tempo, per ritrovare l’orientamento e probabilmente ripiegare su un altro viaggio con tutte le incognite del caso.
Si stanno rivolgendo alle due più quotate agenzie di viaggi: una sembrava sicura del fatto suo, ma alla prova dei fatti si è rivelata inattendibile e confusionaria; l’altra, che pareva sull’orlo del fallimento, invece ha ripreso in mano la bussola, ha ridato qualche speranza, ma non al punto da conquistare totale fiducia nella capacità di uscire dal labirinto. Gli Inglesi sono ancora in alto mare: possono contare su una nave istituzionale storicamente collaudata, su una notevole esperienza di navigazione, su una stiva zeppa di ogni ben di Dio, hanno una moneta che dovrebbe loro consentire di comprare tutto il necessario, eppure sono in grave difficoltà.
Comincia a tirare aria di ammutinamento; l’equipaggio mette in discussione il capitano, ma non ne trova uno migliore; l’armatore (armatrice) non conta niente e si limita a leggere i dispacci che gli (le) passa il capitano; i viaggiatori discutono, litigano, si pentono, si scambiano pesanti accuse, ma non ci saltano fuori. «Dove ci state portando? Ci avevate detto che la rotta era facile da tenere! Non è così! E adesso? Forse non ci resta che tornare indietro, facendo una gran brutta figura, sempre meglio che insistere sulla via sbagliata». Si alzano le voci dei membri più autorevoli dell’equipaggio: «Non torneremo May indietro…». La quasi maggioranza dei viaggiatori, comprendente soprattutto i più giovani, grida con voce stentorea: «Mai dire May!!!». Ben detto.