Di fronte a fatti di cronaca come quello della rapina notturna a Gugnano, in una locanda di paese, finita in tragedia, provo una grande pena a livello individuale, sociale e politico. Lascio alla magistratura lo scrupoloso accertamento dei fatti, che sostanzialmente non sposterà nemmeno una virgola del profondo e drammatico significato della triste vicenda.
Individualmente capisco la tragedia di un uomo che si addormenta cittadino esemplare, lavoratore indefesso, nonno premuroso e si sveglia omicida: un sogno orribile che gli rimarrà tremendamente impresso nella mente per tutta la vita. Sì, perché uccidere un tuo simile, anche se per legittima difesa o per istintiva reazione ad un’aggressione, anche se l’ucciso era un ladro che voleva violare i tuoi beni e, magari, i tuoi affetti, è pur sempre un atto contro natura, che inquieta la coscienza e segna l’esistenza. Quante volte quella scena gli tornerà alla mente e lo sconvolgerà, il tempo attutirà il colpo, ma non cancellerà un’esperienza tanto travolgente. Sì, perché anche quel cadavere ci deve fare pietà e ci interroga tutti. È morto un uomo! Ma era un ladro…Era un uomo prima e dopo di essere un ladro.
Non mi permetto di giudicare, mi chiedo come avrei (re)agito io in simili circostanze, cerco di condividere umanamente questo dramma. Auguro al ristoratore di Gugnano di risollevarsi positivamente da questa batosta: l’onestà che gli si legge in volto, la dedizione al suo lavoro, il senso della famiglia e della comunità lo aiuteranno a superare questo momento difficilissimo.
Sul piano sociale si intravede a monte di questa vicenda il corto-circuito tra delinquenza aggressiva e ansia difensiva, tra prepotenza e paura, tra scorciatoia dell’egoismo e strada maestra della correttezza e del lavoro. A valle si prende atto dei limiti nella difesa della sicurezza dei cittadini, ma prima ancora dell’incapacità a cercare una soluzione ai problemi sociali che spesso stanno alla radice di tanta inquietudine e di tanta violenza. I ladri e i delinquenti ci saranno sempre, dice qualcuno. Non riusciremo a togliere dall’animo umano gli istinti bestiali, accontentiamoci di provare a togliere dalla cascina delinquenziale il fieno dell’ingiustizia, della ghettizzazione e della miseria.
Dal punto di vista politico si corre subito alle leggi. Certo, occorrono anche le leggi. Non escludo che una revisione delle norme in materia di legittima difesa possa essere utile, ma mi sa tanto di chiusura della stalla quando i buoi sono scappati o addirittura macellati. Sono convinto che un certo maggiore impegno delle forze dell’ordine sul territorio possa prevenire o almeno scoraggiare il dilagare della criminalità. Ma non riduciamo tutto alla lotta tra guardie e ladri: quello è un gioco che si fa da bambini. Se proprio vogliamo tuffarci nella nostra infanzia, quasi a ripulire le nostre esistenze, giochiamo almeno a fare “i dottori” per lenire le piaghe di una società malata.
Respingo quindi con tutte le mie forze lo sciacallaggio di chi strumentalizza questi eventi per giustificare l’uso improprio delle armi, per criminalizzare tutti gli immigrati, per avallare ed istituzionalizzare il clima di paura atto a giustificare le maniere forti a tutti i livelli.
Non illudiamoci di risolvere i problemi fomentando paura e reazioni violente, non cavalchiamo l’odio razziale, non vaneggiamo sull’inasprimento delle pene, non trasformiamo i problemi sociali in fantomatiche guerre politiche.
Gli episodi come quello di Gugnano sono purtroppo piuttosto frequenti: ci sconvolgono, ci interrogano, non ci devono chiudere in una egoistica difesa, ma ci devono aprire al mente e il cuore alla solidarietà umana e sociale. Non è facile, ma è l’unica strada che abbiamo davanti. Il resto lasciamolo ai demagoghi di turno.