I taxi di combattimento

La sbornia liberista, se mai era cominciata, ora è finita. I taxisti, a loro modo, ne redigono il certificato di morte. Non vogliono concorrenti, pretendono la protezione delle loro licenze e del relativo avviamento. Sostituiscono al liberismo il corporativismo. Ci puzza di… Non è un caso che al loro fianco siano scesi concretamente i nostalgici del regime fascista e virtualmente gli odierni populisti. Non è un caso che la violenza stia caratterizzando le proteste: quando ci si mette in una certa logica conflittuale, si può arrivare anche alla violenza.

Le altre forme di trasporto pubblico non di linea vengono esorcizzate e criminalizzate, si chiamino Ncc (servizio di noleggio con conducente), car sharing (auto condivisa), uber (collegamento diretto passeggeri ed autisti): entriamo in un sistema di vero e proprio “protettorato tassinaro”. Bisogna sforzarsi di capire e di fare un quadro della situazione.

Il servizio di noleggio con conducente si rivolge all’utenza specifica che avanza, presso la rimessa, apposita richiesta per una determinata prestazione a tempo e/o viaggio. Lo stazionamento dei mezzi avviene generalmente presso rimesse o presso i pontili di attracco. La sede del vettore e la rimessa devono essere situate, in generale, nel territorio dell’ente che ha rilasciato l’autorizzazione. Nel servizio di noleggio con conducente esercitato a mezzo di autovetture è spesso vietata la sosta in posteggio di stazionamento su suolo pubblico negli ambiti territoriali ove sia esercito il servizio di taxi. A differenza dei taxi, che sostano su aree pubbliche specificatamente segnalate, si rivolgono ad un’utenza indifferenziata e non sono obbligati a svolgere la corsa all’interno del solo comprensorio, ma possono svolgere il servizio su tutto il territorio Nazionale ed Internazionale a livello Europeo. Il servizio pubblico non di linea, denominato “N.C.C.”, si basa propriamente su di un accordo cliente-fornitore, con cui vengono pattuiti le modalità di svolgimento del servizio, la data e l’orario, l’importo ecc. La prestazione del servizio, pertanto, non è obbligatoria, ma si basa sul raggiungimento, o meno, di un accordo in forma privata, mediante comunicazione a mezzo telefonico, cartaceo, postale od elettronico (internet, email, website, etc).

Il car sharing (dall’inglese auto condivisa o condivisione dell’automobile) è un servizio che permette di utilizzare un’automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio, e pagando in ragione dell’utilizzo fatto. Questo servizio viene utilizzato all’interno di politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all’uso dello stesso (cioè all’accesso al servizio di mobilità), in modo da consentire di rinunciare all’automobile privata ma non alla flessibilità delle proprie esigenze di mobilità. L’auto, in questo modo, passa dall’ambito dei beni di consumo a quello dei servizi. Tipicamente si tratta di un servizio commerciale erogato da apposite aziende, spesso con l’appoggio di associazioni ambientaliste ed enti locali. Il car sharing si distingue dal car pooling: in quest’ultimo modello più persone viaggiano insieme nella stessa auto, che normalmente è di proprietà di uno dei viaggiatori, e dividono tra loro le spese di viaggio e manutenzione. Il car sharing, invece, può essere assimilato a un autonoleggio a ore con automobili parcheggiate in più punti della città. È inoltre emersa una ulteriore variante del car sharing: il “car sharing peer-to-peer“, che prevede l’uso di auto condivise non appartenenti ad una flotta dedicata (come nel car sharing tradizionale), ma appartenenti agli stessi membri della comunità iscritta al servizio; in quest’ultimo caso, quindi, il car sharing è assimilabile (non ad un noleggio a ore bensì) ad una multiproprietà del veicolo.

Si parla tanto di Uber:  è un’azienda con sede a San Francisco (USA) che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione software mobile (app) che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. La società è presente in decine di città in tutto il mondo. Le auto possono essere prenotate con l’invio di un messaggio di testo o usando l’applicazione mobile, tramite la quale i clienti possono inoltre tenere traccia in tempo reale della posizione dell’auto prenotata

C’è di mezzo la globalizzazione. Purtroppo ha voluto dire mettere anche i lavoratori in competizione fra di loro: alle dipendenze dei tanto odiati colossi aziendali stranieri lavorano persone che hanno i loro sacrosanti diritti. E poi ci sono anche i diritti degli utenti, dei potenziali passeggeri: avere un servizio alle migliori condizioni possibili, in un quadro tariffario equo e trasparente .

C’è di mezzo anche l’Europa che, fino ad ora, non ha condiviso, l’atteggiamento troppo tenero dell’Italia verso gli interessi dei taxisti e la rigidità verso l’Ncc. Il mondo è piccolo e non finisce a Roma laddove i tassinari hanno scatenato un putiferio.

Vorrei chiedere a Pierluigi Bersani, che si è messo in cattedra per farci la lezione su cosa significhi essere di sinistra, come la metterebbe con i taxisti, dopo essere stato parecchi anni or sono fautore della lenzuolata di liberalizzazioni. Vada lui a mediare con questi inviperiti soggetti, trovi lui una soluzione.

Bersanate a parte, il problema esiste. A chiacchiere è facile coniugare   diritti e mercato, in concreto è difficilissimo. È la sfida riformista. Questione di regole per tutti, su cui discutere, trattare, ricercare pazientemente accordi sindacali. I dilaganti e debordanti sinistrorsi tacciono, preferiscono guerreggiare con Matteo Renzi.

Il problema non sta tanto nelle bombe carta, nelle vetrine infrante, nei tafferugli con la polizia: roba condannabile senza alcuna esitazione.

Non è nemmeno riconducibile ad un mero rinvio (ha effettivamente un significato irritante ed è stato la causa contingente che ha scatenato la rabbia dei taxisti) effettuato per prendere tempo in funzione di trovare nuove e definitive regole.

Il punto politico è questo: hanno ragione i taxisti a pretendere un riconoscimento ante litteram dei loro spazi di attività? Bisogna rispondere. Domanda difficile a risposta articolata e complessa. Io ammetto di non averla. Non so se ce l’abbia l’attuale governo. Spero di sì. Certamente non ce l’ha chi cavalca la protesta o chi le strizza l’occhio e tanto meno i puritani dell’estrema sinistra. Buon lavoro!

 

 

 

 

 

 

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