La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano hanno ricevuto un avviso di garanzia da parte della Procura di Roma in merito alla vicenda del libico Almasri.
Meloni pubblica un video sui suoi canali social in cui mostra l’avviso di garanzia e ripercorre la vicenda: “La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri avviso di garanzia inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.
“Vale oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando in gioco c’è la sicurezza della nazione”. Così conclude la premier.
Diceva Oscar Wilde per bocca del suo straordinario personaggio Dorian Gray: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.”
Come spesso accade con le traduzioni, non rendono fino in fondo il significato della frase. Quella generalmente adottata è: “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli.” o “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.”
Ho ripreso questa famosa frase perché mi sembra che si attagli perfettamente al profilo mediatico di Giorgia Meloni: tutto fa brodo! Le carinerie di Biden, gli applausi a Trump, i sorrisi di Ursula, i viaggi a destra e manca, i ministri impresentabili, quelli rinviati a giudizio, i famigliari in pista, le cavolate sparate alla viva il duce o alla viva Trump, gli svarioni costituzionali, le polemiche, le cazzate fotoniche, etc. etc.
La vicenda Almasri ben si inquadra in questo curriculum in divenire. La miglior difesa è l’attacco e quando l’attacco è troppo difficile scatta il vittimismo. La giustizia deve guardarci dentro? Ce l’hanno con me! Si è mosso doverosamente un procuratore della Repubblica? È un magistrato che ha già dimostrato di prendere lucciole per lanterne! C’è stata la denuncia da parte di un avvocato? È di sinistra! È un amico di Prodi! È stato difensore di mafiosi! E cosa c’entra? Tutto è (bassa) politica!
Il magistrato in questione ha fatto soltanto quello che prevede la legge: ha preso la denuncia e l’ha girata al tribunale dei ministri e ha notificato il fatto ai soggetti chiamati in causa. Nossignori, fanno così perché ce l’hanno con me. Io li voglio riformare e loro si vendicano.
E poi questo magistrato ha perso la causa contro Salvini, cosa volete che capisca di giustizia, fa solo il gioco della sinistra. Una manciatina di fango non fa male…poi si vedrà.
L’avvocato Li Gotti, che ha presentato la denuncia, è soltanto un personaggio imprevedibile e incredibile, un voltagabbana, un amico del giaguaro. Altra manciata di fango…poi si vedrà.
Non sono ricattabile! La rivendicazione valeva nei confronti di Berlusconi, vale nei confronti dei poteri forti, la stampa, i magistrati, la Ue, finanche la Corte penale internazionale: allora mi devo per forza difendere flirtando con i veri poteri forti mondiali (Musk e c.) o trafficando con i trafficanti di morte (Almasri e c.).
Mi vogliono intimidire perché voglio cambiare l’Italia! E io vado avanti per la mia strada a zig-zag: per difendere la nazione scendo a patti anche col diavolo (follia di stato), col peggiore dei torturatori, purché mi aiuti a frenare l’emorragia migratoria; per difendere gli interessi dell’Italia bacio anche la più puzzolente delle pantofole purché mi garantisca qualche dazio in meno; per rendere veloce la democrazia me ne frego del Parlamento, della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica e decido io in quanto eletta dal popolo; per riformare e snellire la giustizia tolgo spazio al potere giudiziario e lo riassegno al potere esecutivo, imbastendo una infantile rissa-trappola in cui spesso cadono anche i giudici ; per sburocratizzare e decentrare la pubblica amministrazione baratto il nazionalismo con il sovranismo regionale concedendo spaccona autonomia alle regioni a costo di calpestare i principi costituzionali.
In questa gara al “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!” (marchese del Grillo) o, se volete nella competizione per decidere “al pu zbragavérzi dal ciòp”, non ha paradossalmente tutti i torti Daniela Santanché (Santadeché…come diceva Dagospia) alle prese con un rinvio a giudizio piuttosto pesante (e probabilmente non sarà l’unico), che dovrebbe ragionevolmente comportare le dimissioni da ministra: “Vado avanti, me ne frego del pressing di FdI. La Russa sempre con me. Vedrò Meloni in Consiglio dei ministri. L’impatto sul mio lavoro? Lo valuto io”.
Mio padre, quando qualcuno si pavoneggiava e si dava un contegno, tenendo, come si suol dire, su le carte, ammetteva sconsolatamente: «L’importansa s’a t’ spét ch’ a t’ la daga chiätor…bizoggna ch’a te tla dàgh da ti».
Cosa volete che vi dica? Mi è diventato simpatico l’ex ministro della Cultura Sangiuliano, che ci ha “impropriamente” rimesso le penne.
Forse sarebbe il caso di smettere ogni e qualsiasi polemica verso Giorgia Meloni: tutto infatti si ritorce a suo favore. Furbizia sua o dabbenaggine popolare? Più il clima è incasinato e più il torto e la ragione si confondono e non se ne esce vivi. Meglio chiudersi in un fiducioso silenzio (il più bel tacer non fu mai scritto): una sorta di Aventino mediatico. Prima o poi qualcuno capirà. Scommettere sul popolo bue non garantisce la vittoria. Speriamo che la partita non si allunghi troppo e non si risolva alla lotteria delle astensioni.