Trump e i trumpini

Nel giorno della Marcia per la vita di Washington – alla quale Donald Trump ha partecipato nella tarda serata italiana in video dalla California – la Casa Bianca posta sui social l’immagine di una fila di immigrati in catene che vengono imbarcati su un cargo militare e la scritta «i voli di deportazione sono iniziati», mentre il presidente ordina raid nelle chiese e nelle scuole. Allo stesso tempo, il tycoon grazia 23 attivisti pro-life, condannati per aver bloccato l’accesso alle cliniche abortive.

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Mentre migliaia di manifestanti sfilavano per le vie della capitale Usa, incoraggiati dall’ingresso nello Studio ovale di un Commander in chief contrario all’aborto e di un vicepresidente cattolico e pro-life come J.D. Vance (intervenuto in persona alla marcia), la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt annunciava l’avvio della «più grande operazione di deportazione di massa della storia», lanciata con l’arresto di «538 criminali immigrati clandestini» e l’espulsione di centinaia di loro con aerei militari statunitensi, due dei quali sono già atterrati in Guatemala. Trump intanto ordinava la chiusura degli uffici immigrazione aperti da Joe Biden in Colombia, Costa Rica, Ecuador e Guatemala per esaminare le domande d’ingresso e dissuadere i cittadini di quei Paesi dall’attraversare il confine americano in modo illegale e sospendeva il programma di ammissione per i profughi provenienti da guerra e violenza, annullando i permessi ottenuti da 1,4 milioni di persone negli ultimi quattro anni dopo aver superato interviste e screening di sicurezza. (dal quotidiano “Avvenire” – Elena Molinari)

La contraddizione è evidente e stridente: da una parte una bigotta contrarietà all’aborto, dall’altra parte una cinica, sbrigativa e confusa lotta all’immigrazione illegale. Con quale credibilità afferma di essere pregiudizialmente contrario all’aborto chi si impegna nella più grande operazione di deportazione di massa della storia? Oltre tutto chi garantisce che l’espulsione riguarderà soltanto criminali immigrati clandestini e non immigrati fastidiosi tout court? L’immigrato diventa un soggetto indesiderato per il solo fatto di essere tale a prescindere dal suo comportamento.

Donald Trump sta scatenando autentiche guerre fra poveri, vale a dire fra immigrati già integrati e immigrati che desiderano essere accolti: i primi si chiudono nella loro “fortuna” all’insegna del “chi tardi arriva male alloggia”; i secondi sono rastrellati senza pietà e rispediti al mittente con procedure assai poco trasparenti e rispettose dei diritti umani.

Vorrei però tornare un attimo sul discorso dell’aborto. Gli americani e il mondo non capiscono che questo problema viene affrontato alla stregua di specchietto per le allodole, strumentalizzando la sensibilità dei cattolici, usando l’accetta del perbenismo brandita peraltro da un soggetto che fa dell’immoralità il suo stile di vita? Fate come dico e non come faccio! Sono un pregiudicato, ma mi ergo a paladino di una strana morale per la quale un feto ha diritto di vivere, un povero cristo ha diritto di morire e un soggetto sessualmente diverso non è nessuno.

Non si tratta soltanto di un nuovo corso politico, ma di uno stravolgimento totale nelle regole del vivere civile. Cosa pensa la gente? Dopo averlo votato si renderà conto dell’inganno perpetrato ai suoi danni? Si può, sulla base di una maggioranza di voti, cambiare totalmente i principi e violare i valori costituenti di una società? Questo non è un colpo di stato, questo è un colpo di jungla!

E gli italiani cosa pensano? Applaudono acriticamente sulla base di mere impressioni? Sperano che il nuovo corso si riverberi positivamente sul nostro Paese?  Credono che la rogna se la debbano grattare solo gli americani? In fin dei conti Trump ha il coraggio di dire e fare quel che l’italiano medio ha nella pancia? Si illudono che il tormentone possa creare presupposti di pace nel mondo? Quale pace? Quella dell’intesa fra uno dei più grandi delinquenti della storia (leggi Putin) e uno che ce la sta mettendo tutta per imitarlo? Quella della nuova guerra fredda con la Cina? Quella dell’Europa ridotta ad entità insignificante e irrilevante? Quella dei forti che schiacciano i deboli? Quella pontificata dai ricchi epuloni che ignorano o addirittura perseguitano i Lazzaro?

Non mi convincono affatto le analisi del realismo in cui è maestro Federico Trumpini (sic!): ci vuole far credere che Cristo è morto per il freddo ai piedi, vale a dire che gli Usa hanno quello che vogliono, che il trumpismo è l’ultimo atto di una tragedia annunciata, che mancano alternative praticabili e quindi non resta che prendere atto di una situazione spiacevole che covava da tempo sotto la cenere. In fin dei conti le trivellazioni alla ricerca del petrolio non si erano mai interrotte, la politica migratoria era un autentico casino, l’Europa si è da tempo vocata all’irrilevanza, le guerre c’erano già, lo strapotere della finanza è una realtà del sistema capitalistico moderno: non scandalizziamoci delle nostre vergogne sbandierate e riscattate da Trump.

Forse la cosa più grave è proprio la mancanza di senso critico sostituito da uno sfrenato, irrazionale e rassegnato egoismo. Se non fosse così Donald Trump non sarebbe stato eletto. Ora ce l’abbiamo e ce lo dobbiamo tenere? Pensiamo addirittura ad un mondo a sua misura, a tanti “trumpini” sparsi sulla terra e addirittura su Marte?

Io non ci sto, voglio scendere, a costo di rompermi una gamba (e qualcosa d’altro…), meglio vivere con una sola gamba che sprofondare con tutte due nell’inferno trumpiano.