La Lega e Matteo Salvini sono al bivio. C’è un altissimo dirigente del Carroccio veneto, Luca Zaia, che vuole una risposta. Ex ministro, tre volte governatore, vincitore delle ultime elezioni regionali con il 76%, capo di una lista che porta il suo nome e che sul territorio vale più del 40%. Chiede di poter correre per il quarto mandato, in autunno 2025 o nella primavera 2026, ma la premier Giorgia Meloni, FdI e FI sono contrari. Non solo: il partito della presidente del Consiglio ritiene di avere il diritto di indicare il prossimo candidato a governatore. Ora Zaia ha messo sul tavolo l’artiglieria pesante: se non avrà il via libera della maggioranza, è pronto a correre da solo. E, probabilmente, a battere in beata solitudine sia il centrodestra sia il centrosinistra. Una pistola carica messa non solo sul tavolo del centrodestra, ma anche del suo partito, la Lega, sinora “timida” nel prendere le sue difese. (dal quotidiano “Avvenire” – Marco Iasevoli)
La questione, così ben sintetizzata, se abbiamo l’accortezza di toglierla dal pollaio della politica per trasferirla nel salotto istituzionale, contiene parecchi spunti di riflessione.
Innanzitutto va presa in considerazione la funzione di presidente della giunta regionale impropriamente, enfaticamente e forzatamente trasformata in quella di governatore della regione: una sorta di piccolo premier a contatto diretto con la popolazione. Non siamo affatto in linea con l’ordinamento istituzionale, ma scadiamo in un populismo decentrato che pur sempre populismo è.
In seconda battuta viene il punto del limite ai mandati: considerato lo strapotere “governatorale”, bisogna porvi un limite temporale per evitare inconvenienti democratici e ancor prima etici: attaccarsi alla seggiola è pericoloso!
Mettendo in collegamento questi due elementi saltano all’occhio le contraddizioni: se il governatore regionale risponde direttamente agli elettori bisognerebbe lasciare ad essi il potere di mandarlo o meno a casa; se la democrazia ha bisogno di questi sbarramenti legali vuol dire che è gracile e non appartiene al popolo. Della serie, governatori sì, ma non troppo!
Mi sembra che il limite dei mandati non risponda ad effettive esigenze di salvaguardia democratica, ma alla necessità di difendere e mantenere una sorta di primazia del governo centrale per il quale non esistono simili lacci e lacciuoli.
Non sono un patito regionalista, più volte ho detto e scritto che le regioni hanno sostanzialmente fallito la loro mission, trasformandosi più in centri di potere che in decentramenti della pubblica amministrazione, aggiungendo burocrazia incompetente piuttosto che snellimento razionale, dando ai cittadini l’illusione della vicinanza ai pubblici poteri mentre al contrario il rapporto con essi viene ulteriormente complicato e frastagliato in un pernicioso gioco allo scaricabarile delle responsabilità.
Mancava solo la riforma della cosiddetta autonomia differenziata per accentuare i difetti dell’attuale ordinamento andando a mettere in discussione persino i principi costituzionali basilari del nostro sistema.
Adesso stiamo mettendo la ciliegina sulla torta regionale, portandola nella cucina della bassa politica spartitoria: un governatore a me, un sindaco a te, e via discorrendo, con tanto di bilancino fondato sul consolidato (?) consenso elettorale dei partiti. Una “cencellata” di cui francamente non si sentiva il bisogno. E la tanto conclamata qualità delle candidature dove va a finire? Nello zaiaismo e deluchismo spinti all’eccesso in contrapposizione all’antizaia e all’antideluca?
Infatti Veneto e Campania potrebbero finire in caciara elettorale con le liste dei partiti del centro-destra e del centro-sinistra messe in concorrenza con le liste dei governatori uscenti. Una complicazione personalistica che finirebbe col togliere ulteriormente credibilità al sistema democratico. I cittadini sarebbero costretti a scegliere fra la strada maestra della sacrosanta e costituzionale funzione dei partiti e la scorciatoia del personalismo leaderistico regionale. Un casino pazzesco!
Per favore tolgano di mezzo il limite dei mandati e non se ne parli più, tanto se un eletto vuole mettere radici antidemocratiche al suo operato lo può fare sempre e comunque in mille modi, direttamente, indirettamente, per interposta persona, etc. etc.