Il macabro balletto dei vincenti-perdenti

«Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca» ha scritto Trump su Truth. «Immaginate tutte le cose meravigliose che accadranno quando la mia amministrazione sarà pienamente confermata». Il presidente Joe Biden ha ricordato che lui aveva «delineato i contorni precisi di questo piano il 31 maggio 2024 e aveva ricevuto il sostegno unanime del Consiglio di sicurezza dell’Onu. La mia diplomazia – ha detto – non si è mai fermata negli sforzi per ottenere questo risultato». Con Trump «abbiamo fatto un gioco di squadra», ha aggiunto, ammettendo che «l’accordo è stato uno dei più difficili» della sua carriera. (dal quotidiano “Avvenire” – Anna Maria Brogi)

Una prima caustica considerazione riguarda Donald Trump: onnipotente ed eterno, tutto può ancor prima di averne il potere. Dio ci scampi e liberi dagli dei pagani: forse gli americani assomigliano agli Ebrei che si lasciavano incantare dai simulacri, dagli dei stranieri, dal vitello d’oro. Trump non è forse un vitello d’oro. Nella Bibbia gli ebrei si pentivano solo dopo avere pagato le conseguenze delle loro sbrigative idolatrie. Speriamo che occorra meno tempo e meno disastri per ravvedersi. Forse anche gli ebrei di oggi si fanno incantare da Trump, ma a loro può darsi convenga e non si convertiranno mai, addirittura faranno proseliti in tutto il mondo.

Seconda riflessione: checché se ne possa dire, c’è una bella differenza di stile fra Biden e Trump. Ce ne accorgeremo e sono sicuro che rimpiangeremo l’insicurezza del primo dopo avere provato la tracotante baldanza del secondo.

Terza osservazione: non è ancora finita la guerra, siamo nell’alto mare di un precario cessate il fuoco ed è già partita la gara fra chi ha vinto e chi ha perso. Il Papa da tempo insiste sul fatto che in guerra perdono tutti, ma non lo si vuol capire…

Quarto rilievo: come mai si è giunti ad un accordo solo ora sulla base di ovvie concessioni reciproche da tempo sull’ipotetico tavolo delle trattative?

C’è però una voce non smentita, giunta dall’interno del governo israeliano, che rivendica di aver a lungo sabotato l’intesa. È quella del ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir, esponente dell’estrema destra israeliana. «Nell’ultimo anno, attraverso il nostro potere politico, siamo riusciti a impedire, ripetutamente, che questo accordo venisse portato a termine». Ben Gvir, che neanche stavolta ha approvato l’intesa, è rimasto al governo per tutto questo tempo. Chi è stato allontanato è Yoav Gallant, fino a pochi mesi fa ministro della difesa e coindagato con Netanyahu nell’inchiesta sui presunti crimini israeliani (separata ma parallela all’indagine sui crimini di Hamas) condotta dalla Corte penale internazionale. Dopo essere stato cacciato, Gallant aveva dichiarato che Israele già in luglio aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi a Gaza, rimproverando l’ostinazione di Netanyahu. Mesi di detenzione per gli ostaggi e di stragi per i palestinesi di Gaza che si sarebbero potuti evitare. Non è un caso che in queste ore all’Aja guardino anche a quello che succede in Italia. Dove il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar, che tra gli altri ha incontrato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sarebbe venuto a chiedere un salvacondotto per Netanyahu, ricercato in campo internazionale, nel caso in cui si recasse nella città che ha dato il nome all’atto costitutivo del tribunale internazionale: lo “Statuto di Roma”. (dal quotidiano “Avvenire” – Nello Scavo)

Quinta dubbiosa valutazione: cosa faranno l’Italia e l’Europa schiacciati fra Trump e Netanyahu? Sono due farabutti in libertà! Non invidio chi dovrà destreggiarsi. Io mi rifiuterei di parlare con entrambi. Ma io non sono nessuno! Ci starei comunque a rimetterci il cotto e il crudo a livello diplomatico pur di mandarli entrambi all’inferno.