Il collegio di garanzia elettorale costituito presso la Corte d’appello di Cagliari ha dichiarato decaduta dalla carica di consigliere regionale Alessandra Todde, che perderebbe quindi, di conseguenza, anche la poltrona da presidente della Regione.
Il collegio ha studiato per lunghi mesi le carte e alla fine è arrivato a una conclusione: ci sono state inadempienze da parte dell’esponente M5s nelle comunicazioni relative alle spese elettorali. Ciò ha indotto l’organismo regionale che controlla la regolarità delle votazioni a emettere un’ordinanza-ingiunzione indirizzata al Consiglio regionale, che adesso è chiamato a stabilire una data per la decisione sulla decadenza.
Plausibile che la maggioranza Pd-5s che regge la Sardegna voti contro la decadenza, ma il caso non sarebbe comunque archiviato.
Le irregolarità contestate dal collegio riguardano la rendicontazione delle spese elettorali. Poco dopo la diffusione della notizia, la governatrice Alessandra Todde ha fatto sapere in via informale che gli aspetti contestati verranno chiariti in sede giudiziaria. Todde aveva già provveduto attraverso una memoria che però non è servita a evitare l’ingiunzione, quindi adesso dovrà impugnare l’atto che le imporrebbe di lasciare la guida della Regione.
Poco dopo i primi umori informali, Todde rilascia una dichiarazione ufficiale: «La notifica della Corte d’appello è un atto amministrativo che impugnerò nelle sedi opportune. Ho piena fiducia nella magistratura e non essendo un provvedimento definitivo continuerò serenamente a fare il mio lavoro nell’interesse del popolo sardo».
Choc nella Regione, ma choc anche nel campo largo. Alessandra Todde ha conquistato la guida della Sardegna lo scorso 25 febbraio raccogliendo 331.109 preferenze, appena 3mila in più del rivale Paolo Truzzu, espressione di FdI. Quella di Todde è stata la prima importante vittoria dell’alleanza tra il Pd di Schlein e il Movimento cinque stelle. Non solo: l’ex sottosegretaria del governo Conte 2 è l’unica pentastellata ad aver scalato una Regione. Aveva fatto rumore anche il fatto che la vittoria fosse arrivata senza il contributo dei centristi, orientando invece l’alleanza a sinistra. Ora questa vittoria andrà difesa in tribunale. (dal quotidiano “Avvenire”)
Non sono solito buttare la croce addosso a nessuno, so perfettamente come sia questione di un attimo cadere nei guai giudiziari, mi rendo conto come spesso la giustizia possa (s)cadere nel mero accanimento burocratico, tuttavia penso e spero che il collegio di garanzia elettorale abbia controllato e ricontrollato bene le carte prima di emettere un provvedimento così grave dalle notevoli conseguenze amministrative e politiche.
Mi permetto di osservare come sarebbe indispensabile il massimo rigore comportamentale in coloro che intendono ricoprire incarichi pubblici: non è la prima volta che le spese elettorali costituiscono una sgradevole buccia di banana per quanti se le fanno rimborsare. Quando si ha a che fare con il pubblico denaro non si può scherzare!
Mi auguro che Alessandra Todde riesca a chiarire la vicenda: in questo caso non mi interessa la sua collocazione politica, mi interessa la credibilità delle istituzioni, che ne esce comunque indebolita assieme alla sua immagine di pubblica amministratrice.
In una fase storica in cui la politica si sta sempre più compromettendo con gli affari, in cui gli scandali fioccano come la neve, in cui gli interessi privati si sovrappongono a quelli pubblici, la vicenda del presidente della regione Sardegna diventa quasi un’inezia. Però, evangelicamente parlando, l’onestà di chi amministra il denaro altrui parte dalla fedeltà nel poco per legittimare il potere su molto.
Non voglio esagerare passando ai massimi sistemi, ma ormai purtroppo la morale viene scambiata per moralismo. Mentre il moralismo è un atteggiamento di rigida e talora ipocrita difesa dei princìpi della morale comune, la morale è una guida che implica coerenza a principi umani più significativi per il bene come.
È moralismo pretendere la massima correttezza da chi detiene il potere? In un clima progressivamente e laidamente trasgressivo, può sembrare di sì. In un quadro di rispetto e valorizzazione del bene comune, assolutamente no.